domenica 14 dicembre 2008
Disciplina / 2
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lunedì 8 dicembre 2008
Disciplina
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martedì 11 novembre 2008
Realtà
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mercoledì 5 novembre 2008
sabato 25 ottobre 2008
San Salvi / 22
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lunedì 20 ottobre 2008
San Salvi / 21
“San salvi in festa” dice la locandina in bianco e nero, e un sabato pomeriggio andiamo a curiosare, chi per la prima volta “tra le mura dello storico ex ospedale psichiatrico”, chi pronto a fotografare con grandi obiettivi e zoom, chi, come me, qui è di casa e vuol vedere un’altra città, in orari che non siano di ufficio.
Le foglie arancioni sopravvivono, alcune sugli alberi, molte in terra, e ci accolgono con palloncini colorati e poca gente che chiacchiera sorridente.
All’ingresso della residenza sanitaria, su un tavolino, rimangono ancora i librettini di poesie della signora Angela. Oggi è aperto il centro
Saliamo le scale seguendo una mostra fotografica. Su al primo piano, dove troviamo dolci, pizzette e bibite, i corridoi, lunghissimi, sono seminudi, i cartelli colorati sulle porte indicano il nome dell’ospite del miniappartamento. Sbirciamo dentro e anche le stanze sembrano spoglie, intravediamo le coperte a righe bianche e celesti da ospedale.
Scendiamo di nuovo giù. Alcune ragazze giovani passano il sabato pomeriggio tra i pazienti. Un bell’infermiere, in camice bianco e zoccoli celesti, fuma in giardino. Un malato s’arrabbia: “niente foto, niente foto! Non ho gli occhiali, vengo male”, mentre i più ci intimano: “una foto sola” (ma noi non la pubblichiamo, non possiamo chiedere se vogliono apparire in un blog). La poetessa si mette in posa e fa un gesto stile ballerina, con l’indice all’insù e la gamba piegata. Un'altra ospite è mezza sdraiata su una poltrona, tutta seria, non fa che grattarsi. “Bella festa, eh?” fa uno “che posto meraviglioso, è un bello stare, qui, eh? ma poi, che festa!” C’è il cinema al piano di sotto, il proiezionista annuncia i cortometraggi e i malati guardano e tacciono sulla loro sedia: una coccola una bambolina, uno è completamente piegato in avanti e non si sa se può vedere. La musica di sottofondo del cartone animato ci mette tristezza, e pensiamo a chi ha passato tutta la vita qui e non ha altre vite da giocarsi. Suor Cecilia, dentro da decenni, ancora sorride. Un uomo alto abbraccia un’infermiera. Due musicisti, in un grande stanzone vuoto, non si arrendono alla mancanza di pubblico e suonano canzoni moderne e ritmate. Piano piano la gente arriva e comincia a ballare.
Usciamo. Un signore fuori continua a girare in bici. Durante la settimana non si vede mai, ma il sabato, evidentemente, si scatena: decine di giri sui viali alberati. Continuiamo la nostra esplorazione lungo tutto l’anello dei viali di San Salvi e scattiamo qualche immagine prima che la città dentro la città si trasformi per sempre. Comincia a far buio, in lontananza si sentono rumoreggiare i tifosi della Viola. In quest’altro mondo, nell’ospedale, la festa continua.
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domenica 12 ottobre 2008
Ammaniti - Ti prendo e ti porto via
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lunedì 29 settembre 2008
San Salvi / 20
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venerdì 26 settembre 2008
San Salvi / 19
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sabato 20 settembre 2008
Roddy Doyle - The commitments
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sabato 13 settembre 2008
San Salvi / 18
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domenica 7 settembre 2008
San Salvi / 17
Dal libro "Sul confine. Scritti e dipinti da un ospedale psichiatrico", Vallecchi editore, 1964.
Io conto i giorni e le ore per arrivare alla domenica per vedere la mia figliola: vengo prima un quarto d'ora in sala così prendo i posti per sedere. Quando arriva l'ora e delle volte non viene ci piango come una bambina e non ha colpa perchè è tre mesi che ha la febbre e per ora non si sa con precisione da dove venga. Quando sta meglio viene al parlatorio, io le sto abbracciata tutto il tempo che ci sta: mi fa piacere di vedere tutte le malate che stanno con i suoi parenti e conoscenti. Ora sto con ansia aspettando il parlatorio di domenica, che spero venga a trovarmi e spero che la febbre se ne sia andata.
Il parlatorio è un posto libero apposta fatto per venirci le persone a mangiare: domani è venerdì e c'è il parlatorio. Il parlatorio c'è tre volte la settimana, il venerdì, il martedì e la domenica: il parlatorio piace tanto alle persone inferme. Il parlatorio è a volte grande o piccino secondo l'aspetto della persona stessa. Al parlatorio spesso ci portano le paste alla crema cioccolato e panna. Al parlatorio c'è molta gente che fa a volte della confusione di molto esagerata.
Io l'ho di rado il parlatorio, verranno, si o no, quattro o cinque volte in un anno. Sui primi tempi che ero ricoverata venivano anche da me quasi tutte le domeniche, ma col tempo hanno principiato ad annoiarsi, si vede, e hanno diradato il parlatorio. Quante cose ci si può dire in un parlatorio! I miei non vengono perché fa freddo e hanno da sbrigare faccende.
La mia giornata più bella da quando fo l'inferma è il lunedì quando vado sempre al cinematografo; poi la domenica quando vedo le mie genti venirmi a trovare; poi quando andrò a casa per sempre; dopo alla rinascita di un nuovo secolo quando avrò diciotto anni e non trentacinque anni come ora che ho da compiergli il 4 luglio 1962. Poi quando ero piccina e andavo all'ospizio la mattina, andavo al mare a fare il bagno, vicino alla spiaggia nelle piccole onde più vicine; poi quando tornai casa dopo un mese, andai a comprare una barchettina a vela in una bottega di Viareggio per il mio fratellino Fergus: e arrivata alla stazione presi il treno.
... anche in ospedale mi è piaciuto molto passeggiare ma ho paura delle iniezioni e sono stata male per le fissazioni. Ho avuto tanti parlatori, sono stata nelle celle e a dormire anche in terra ma sempre molto fissata, sicchè l'ospedale non mi è piaciuto molto. Qui finisce la storia della mia vita, tra poco andrò via e morirò e non ci sarò più come tutti. Se non c'era la morte quanto mi sarebbe piaciuto vivere non si sa. Invece dopo la storia della nostra vita ci tocca a morire. La vita è un sogno e chi l'ha passata bene li rincresce di morire. Io poco bene, e mi par mill'anni d'esser bell'e morta.
Gilberto come stai bene o male? Ti senti felice lontano da tua moglie? Vorrei esserti vicino per prenderti una mano e farti sentire i palpiti del mio cuore. Chissà se quella persona che ti sta accanto, ti aspetta come ti aspetto io: con i palpiti vivi come una colomba che sta vicino alla campana e scappa al suo suono perchè è troppo forte. Vedo ancora il borgo Allegri con tutti quei visi di ragazzi che giocano col pallone e gli uomini a bocce, ti ricordi? E io sempre accanto a te! E' il tramonto, si vede piovigginare piano piano come per chi sogna avere un ombrellone e mettersi in riparo, per essere baciata sopra le gote bagnata dalla pioggia: com'è bello l'amore! Fin da bambina ho amato l'uomo: mi buttavo in ginocchio dopo aver pregato, e mi veniva a baciare, mi rincorreva e mi dava le spinte, mi faceva piangere per baciarmi. Chi legge questo scritto non si faccia cattivo pensiero, perché amore è bello, amore è tutto ciò che la natura emana.
Sono finalmente guarita, mi sento bene veramente, spero di andare a casa presto il giorno non lo so. La mia mente ora è limpida, sgombra, non c'è più nessuna nube che turba, di questo me ne sono resa ben certa. E sono contenta. Desidero andare a casa per stare col mio bambino. L'unica cosa che meriti veramente tutto di me stessa, il meglio di me stessa. Ora sono stanca di star qua se pure abbia ritrovata la salute, ora mi sento di tornare a casa se Dio mi aiuta, giacché sto bene dovrei andarci presto, io vorrei andarci prestissimo.
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mercoledì 6 agosto 2008
Corso e vacanza
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mercoledì 16 luglio 2008
Memoria - di Beatrice
Una giornata come tante altre, fatta di giochi e di spensieratezza, ma anche di paure e preoccupazioni che anche i bambini molto piccoli provano sebbene gli adulti sembrino averlo dimenticato. Una giornata come tante altre conclusasi nella mia cameretta, così accogliente, così familiare, così sicura. E il mio letto, dove la coperta fa da padrona con i suoi quadri dai colori accesi mentre la rimbocca candida del lenzuolo vi si adagia timidamente sopra ricadendo in misura perfettamente uguale sul lato destro e sinistro. Una persona a me familiare vicina, così vicina da darmi la certezza che niente potrà accadermi. Poi la mano adulta prende la mia che fiduciosa si lascia guidare, piano piano, lungo la gamba, come una carezza che ingenuamente concedo. E continuo a farmi guidare anche quando di bello non c'è più niente, neppure la mia certezza di essere al sicuro. Una giornata come tante altre, che non mi è concesso dimenticare.
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venerdì 4 luglio 2008
Le interviste impossibili - silviodulivo intervista Thomas Bernhard
- silviodulivo: Thomas, in vita sei stato sempre fortemente critico nei confronti dei tuoi connazionali austriaci, tanto da lasciar scritto nel testamento: “Nulla, né di quanto pubblicato da me stesso in vita, né del mio lascito, ovunque esso si trovi, indipendentemente dalla forma in cui sia stato scritto, potrà essere rappresentato, stampato o soltanto letto in publico per la durata dei diritti d’autore all’interno dei confini dello Stato austriaco, comunque tale stato si definisca. Sottolineo espressamente di non voler aver nulla a che fare con lo Stato austriaco, e mi oppongo non solo a qualsiasi forma di intrusione, ma anche ad ogni avvicinamento di tale Stato austriaco alla mia persona e al mio lavoro – per sempre”. Sottoscriveresti queste parole anche ora, lì dove ti trovi?
- Bernhard: Sono stato discriminato fin da bambino, a scuola, in Germania, perché austriaco. I bambini nazisti mi minacciavano solo perché austriaco e non lo dimentico neanche ora, i bambini della Germania mi minacciavano senza sosta solo perché io ero austriaco. Tutti i popoli germanici, tutti i popoli nordici sono da disprezzare, non valgono quelli mediterranei, i popoli mediterranei sono tutti disdicevoli, i popoli mediterranei sono tutti lodevoli
- silviodulivo: Non ti sembra di esagerare? A questo punto potresti darti una calmata e cercare di essere un po' obiettivo. Almeno ora che sei morto.
- Bernhard: Il mio è un fanatismo dell'esagerazione, in questo fanatismo dell'esagerazione ho sempre trovato appagamento. Ho educato a tal punto la mia arte dell'esagerazione che a buon diritto posso definirmi il più grande artista dell'esagerazione.
- silviodulivo: Insomma, con te non si può parlare neanche da morto, esageri sempre e ripeti sempre le stesse cose
- Bernhard: Io continuo a ripetere le stesse cose tutto il giorno anche da morto, a me piace stare in un angolo buio e ripugnante di questo posto di morti nel quale mi trovo e parlare con alcune persone, dico sempre le stesse cose, ripeto sempre le stesse cose a queste persone che sono costrette ad ascoltarmi in questo angolo ripugnante nel quale mi trovo.
- silviodulivo: Trovi ripugnante anche il blog nel quale, tuo malgrado, sei precipitato?
- Bernhard: I miei rapporti con questo blog sono sempre stati pessimi, sono i peggiori rapporti che abbia mai avuto in vita mia, in morte mia, per essere più precisi. I rapporti che ho intrattenuto con gli scrittori di questo blog e con i lettori di questo blog sono peggiori ancora di quelli avuti con i miei genitori e con mia sorella, sono addirittura peggiori dei rapporti intrattenuti con i bambini nazisti che mi oltraggiavano a scuola
- silviodulivo: E' bello sentir parlare così il proprio ospite
- Bernhard: Per me questo blog è disgustoso, mi crea una nausea continua che non mi tolgo per giorni dopo avergli fatto visita, e poiché io faccio visita spesso a questo blog e agli scrittori di questo blog io ho una nausea continua fin dalla creazione di questo blog. In fondo questo blog io lo disgusto e non ne posso fare a meno. Ogni volta che vengo a leggere questo blog sono disgustato per esser venuto qui e però so che la colpa è mia, è mia perché io vengo in questo blog e ne sono irresistibilmente attratto. In fondo io non saprei stare senza questo blog, non potrei farne a meno, io ripugno questo blog e al contempo ne sono irresistibilmente attratto e...
- silviodulivo: Sì, ora diamoci un taglio, Thomas, questo è un post, non puoi andare avanti così paginate e paginate. Dimmi piuttosto: che cosa pensi del fatto che non sono ancora riuscito a terminare un libro?
- Bernhard: Tu credi di poter dare avvio a un libro e invece non ne sei in grado, tutto è sempre contro di te e contro quel libro, così continui a rinviarlo e non trovi mai il tempo, in questo modo tanti lavori intellettuali che dovrebbero essere scritti non vengono mai scritti, tanti abbozzi che per tutto il tempo, per anni, per decenni abbiamo in testa, restano nella nostra testa. Adduciamo tutte queste ragioni possibili per non dover cominciare, quando invece dovremmo incominciare. La tragedia di chi vuol mettere qualcosa per iscritto è che continua a invocare chi ostacola la sua scrittura, la tragedia che è al contempo una perfetta e perfida commedia
- silviodulivo: Però tu sei riuscito a scrivere decine di romanzi e una sterminata serie di altre opere: Il respiro, Il freddo, La cantina, Estinzione...
- Bernhard: Quando abbiamo le frasi in testa non abbiamo ancora la certezza di metterle sulla carta. Le frasi ci fanno paura, prima ci fa paura il pensiero, poi la frase, poi che probabilmente non abbiamo più in testa questa frase quando vogliamo annotarla. Molto spesso annotiamo una frase troppo presto, poi una troppo tardi; dobbiamo scrivere la frase nel momento giusto, altrimenti va perduta
- silviodulivo: E come si fa?
- Bernhard: Ci lasciamo avvincere da un tema e ne restiamo avvinti per molti anni, e se capita ci lasciamo soffocare da questo tema...
- silviodulivo: per esempio, io con san Salvi?
- Bernhard: ... perché non lo abbiamo affrontato abbastanza presto o lo abbiamo affrontato troppo presto. Il tempo distruggge tutto, qualsiasi cosa facciamo...
- silviodulivo: fermati un attimo, non mi sei d'aiuto, ascoltami
- Bernhard: ... sistemi gli scritti e i libri necessari per il tuo lavoro sulla scrivania in modo tale da poter fare affidamento sulla giustezza, quindi sulla legittimità della loro disposizione. Probabilmente...
- silviodulivo: Thomas, ascoltami perfavore, non possiamo tirarla così a lungo, non è uno dei tuoi romanzi, è un post
- Bernhard: ... probabilmente non sei mai riuscito a cominciare il tuo lavoro solo per questo, perché i libri e gli scritti sulla tua scrivania non sono disposti nella maniera giusta
- silviodulivo: Thomas!
- Bernhard: ... Quando entri nella tua stanza c'è già una risma di carta sulla scrivania. Parti e la risma non c'è più, perché l'hai scritta tutta, ma un poco alla volta l'hai buttatata via tutta. Forse è una fortuna!...
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lunedì 30 giugno 2008
San Salvi / 16
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giovedì 26 giugno 2008
Maria Corti - L'ora di tutti
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martedì 24 giugno 2008
Il quaderno - di Homo faber / 4
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venerdì 20 giugno 2008
Il quaderno - di Homo faber / 3
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giovedì 19 giugno 2008
Il quaderno - di Homo Faber / 2
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martedì 17 giugno 2008
Il quaderno - di Homo faber
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giovedì 12 giugno 2008
Party time
Sabato 14 giugno 2008. Una mezzoretta dalle 23 circa, a conclusione della festa dei corsi: villa Pecori, Montale (in caso di pioggia: casa del popolo). Harold Pinter, Party time. Regia: Francesco Rotelli Interpreti: Arianna Borrini, Edoardo Maria Bianchi, Eliana Crabu, Ester Loiacono, Fabio Cherubini, Fabiola Nesi, Franco Paluzzi, Martina Betti, Silvio D'Ulivo. Esordio della compagnia Sesamo e Cartamo. Nella sezione link: blog e sito (in costruzione).
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lunedì 9 giugno 2008
San Salvi / 15
MUSEO DELLA MEMORIA
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venerdì 6 giugno 2008
San Salvi / 14
Di dove siete?
Di Stia, proprio del Borgo, facevo lo spazzino.
Perché vanno (sic) portato al manicomio?
Sissignore, perché avevo male… poi picchiai un colpo nel capo e un dottore mi disse che avveo male al capo
State volentieri qua dentro?
Che vuole… non tanto… vedo tanta gente che non conosco…
E allora, che dobbiamo fare di voi?
Mi rimetto in lei, faccia lei, io avrei piacere che mi rimettessero fuori
Chi avete in casa per assistervi?
A casa ci ho una moglie, un figlio che si chiama Pietro, uno Beppe e una bambina malata
Che malattia ha la vostra bambina?
È un pezzo che è malata, volle andare in fabbrica, non mi ricordo, fra sì e no mi sento confuso
Da molto tempo vi sentite confuso?
E chi se ne rammenta?
Che luogo è questo?
Non so
Che luogo vi pare che sia?
Io non posso rispondere a queste cose perché non me ne intendo. Io posso dire… mi pare.. che vi sia delle belle vedute… ma non so considerare, non so fermarmi…
Cosa vi pare di queste persone?
Io? Messi qua e là… a me paiono… non stanno mai fermi, mi guardano su e giù, mi guardano male, pare che ce l’abbiano con me, su e giù mi hanno confuso.
Dormite bene la notte?
Poco
Perché?
Sento delle voci, sento che scaracchiano e sputano, sembra che dican di me
Conoscete Firenze?
Sì, ci sono stato, so che è una bella città e ci sto volentieri, ma qui no, il capo, mi vagella, tutta questa gente non istà mai… se lavorassi ci starei, un ospizio sì, non mi raccapezzo, sono tanti anni che manco da casa… bisogna domandarlo al municipio
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mercoledì 4 giugno 2008
San Salvi / 13
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