domenica 12 ottobre 2008

Ammaniti - Ti prendo e ti porto via

Storie che procedono parellele e poi s'intrecciano, divertimento e dramma, personaggi grotteschi eppure veri, allo stesso tempo simpatici e orripilanti.
Ammaniti anticipa Come Dio Comanda, nella struttura e nello stile, e forse dà il meglio di sé in Ti prendo e ti porto via
 
 
Il 9 dicembre, alle sei e venti di mattina, mentre una bufera d'acqua e vento infieriva sulla campagna, un Uno tubo GTI nera imboccò lo svincolo che portava dall'Aurelia a Ischiano Scalo e proseguì su una strada a due corsie che tagliava i campi di fango. Superò la Polisportiva e il capannone del Consorzio agrario ed entrò in paese.
Il breve Corso Italia era ricoperto di terra trascinata dall'acqua. Il cartellone pubblicitario del Centro estetico Ivana Zampetti era stato strappato dal vento e buttato in mezzo alla strada.
In giro non c'era un'anima, tranne un cagnaccio sciancato che aveva più razze nel sangue che denti in bocca e rovistava tra l'immondizia di un cassonetto rovesciato.
La Uno gli passò accanto, sfilò davanti alle serrande, abbassate della macelleria Marconi, della tabaccheria-profumeria e della Cassa dell'Agricoltura e proseguì fino a piazza XXV aprile, il nucleo dell'abitato.
Cartacce, sacchetti di plastica, giornali e pioggia si rincorrevano sul piazzale della stazione. Le foglie ingiallite della vecchia palma, al centro del giardinetto, erano tutte piegate da un lato. La porta della piccola stazione, un edificio quadrato e grigio, era chiusa ma l'insegna rossa dello Station Bar era accesa, segno che era già aperto.
Si fermò davanti al monumento ai caduti di Ischiano Scalo e rimase lì col motore acceso. Il tubo di scappamento sputava fuori un fumo denso e nero. I vetri fumé non lasciavano vedere all'interno.
Poi, finalmente, lo sportello del guidatore si spalancò con un gemito ferroso.
Prima uscì fuori Volare nella versione flamenca dei Gipsy King e, immediatamente dopo, apparve un uomo grande e grosso con una lunga chioma bionda, occhiali da mosca e giacca di pelle marrone con un'aquila apache di perline ricamata sulla schiena.
Il suo nome era Graziano Biglia.
Il tipo stirò le braccia. Sbadigliò. Si sgranchì le gambe. Tirò fuori un pacchetto di Camel e se ne accese una.
Era di nuovo a casa.
 
 
A Ischiano Scalo il mare c'è ma non si vede. E' un paesino di quattro case accanto a una laguna piena di zanzare. Il turismo lo evita perché d'estate s'infuoca come una graticola e d'inverno si gela. Questo è lo scenario nel quale si svolgono due storie d'amore tormentate. Ammaniti crea e dissolve coincidenze, è pronto a catturare gli aspetti più grotteschi e più sentimentali, più comici e inquietanti della realtà.
 
 

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Era ora che tu facessi menzione di quello che secondo me dovrebbe essere un libro obbligatorio nella scuola secondaria. Perchè questo libro parla di tutto quello che c'è: l'amore, la miseria, la povertà d'animo, la tenerezza, l'ironia, la follia, lo squallore del tipo umano. Io lo rileggerei e lo rileggerei e lo rileggerei.

Attendo bacchettata di HF e stoccata di HV.

Florentina

Anonimo ha detto...

HV non è in vena di stoccate, non oggi, almeno. I mercati hanno ripreso a volare (almeno fino a domani)e il mondo sta impazzendo di gioia. Oggi è un giorno speciale, come quello del condannato a morte a cui, all'ultimo istante, è stata rinviata l'esecuzione. Forse voi non lo sapete, mi rivolgo soprattutto al D'Olivo e a Florentina, ma oggi il mondo ha rischiato la catastrofe... altro che catastrofi nucleari, miei cari!
Chi è questo Ammanniti?
Oggi, un'opinionista economico del New York Times si è visto assegnare il Nobel per l'Economia... non poteva crederci... nessuno può ancora crederci, ma a ben vedere: a chi altri avrebbero potuto assegnarlo?
Forse a me, se solo qualcuno si fosse preso la briga di contabilizzare le mie perdite (io non ho il coraggio di farlo!)...
Perciò, che dire? Boh... Ammanniti?
Beh, bravo Silvio... scelta azzeccata, oggi è proprio la giornata dell'Homo qualunque.

daniela ha detto...

L'ho letto tre volte, e non ci ho mai trovato nemmeno un difetto.

Mi sono sentita a turno un po' tutti i personaggi, senza affezionarmi a nessuno in particolare ma amandoli tutti.

E' un libro schietto, veloce, sincero, per questo l'ho apprezzato tanto.

Homo Faber ha detto...

Caro HV,
nemmeno io ho la minima idea di chi sia questo Ammaniti (lo scrivono con un "n" sola quindi non dovrebbe essere il participio di "ammannire"), ma se diventerà obbligatorio nella scuola secondaria (prima che sparisca la scuola secondaria pubblica e non resti di obbligatorio che il vangelo) dovremo leggerlo. Speriamo che non costi molto.

silviodulivo ha detto...

Con una "n", sì.
No, obbligatorio no! Però, via, basta con l'imposizione di libri che digerisce solo Homo Faber!

Anonimo ha detto...

Come sempre Homo Faber è noioso e ripetitivo
Jacopo

Anonimo ha detto...

Si, siamo tutti un pò noiosi e ripetitivi... anche il nostro Jacopo lo è: l'ultima volta che ha manifestato la propria esistenza su questo blog ci ha raccontato una storiella vecchia di duemila anni e che di originalità ne aveva poca anche allora.

Homo Faber ha detto...

Credo che il mistero sia svelato, almeno per chi si chiedeva chi fosse questo Jacopo e che senso avessero i suoi interventi in questo blog. In realtà ha fatto capolino dopo la parola "altare", è sparito disinteressandosi dei manicomi e degli autori di silviodulivo, ma è riapparso alla parola "vangelo". Immagino che il suo scopo nella vita sia quello di individuare la blasfemia e di controbattere i ragionamenti irreligiosi. Lo farà privatamente o per conto di qualche organismo ecclesiastico?