sabato 19 gennaio 2008

Helgason - 101 Reykjavik

Forse mi piacciono, queste storie di uomini di oggi persi in un mondo uguale dall'Islanda in giù, queste storie welshiane, nel cui filone narrativo si inserisce 101 Reykjavik, dello scrittore islandese Hallgrìmur Helgason, libro non foss'altro divertentissimo, forse mi piacciono perché c'è il peggio di noi, il peggio di me, il peggio dell'uomo moderno, dei perenni adolescenti che siamo, senza strade tracciate, senza idee definite, senza capacità di comprensione e di azione. Forse è per questo.
Reykjavik, Islanda, metà degli anni Novanta. Hlinur ha trent'anni suonati, è scapolo e non ha nient'altro da fare se non praticare una disoccupazione caparbia e pertinace, e vegetare in un appartamento nel centro storico della capitale, codice postale 101, che condivide con la madre, donna iperprotettiva e morigerata. A differenza della sua mammina adorata, Hlinur di morigerato non ha nulla: consuma dosi massicce di tivù spazzatura e videocassette porno, si masturba con impegno scientifico, spende le sue notti in giro per pub e locali di dubbia reputazione, mette incinta l'ingenua fidanzatina di passaggio e sogna appassionate sessioni di sesso con Katarina, compagna ungherese di 'chat' notturne. Amici, pochi; vita sociale, casuale: insomma un'esistenza segnata dalla solitudine e dalla monotonia. Ma l'arrivo inatteso di Lolla, l'affascinante e ambigua amante omosessuale della madre, con la quale Hlinur si concede un Capodanno d'amore, è destinato a sconvolgere irrimediabilmente la sua piatta, e necessaria, routine. Esilarante farsa grottesca, sullo sfondo della vita notturna un po' claustrofobica della capitale islandese, "101 Reykjavik" è la storia allucinata e paradossale di un eterno Peter Pan in fuga dalla realtà e dalle proprie responsabilità di uomo. (BOL) Di Hallgrimur Helgason, scrittore, pittore e drammaturgo, è stato pubblicato in Italia anche: Il più grande scrittore d'Islanda

17 commenti:

Anonimo ha detto...

La storia è, in realtà, molto autobiografica e non stupisca lo stato di "caparbia e pertinace" disoccupazione dell'autore, provate a scrivere sulla vostra sheda presso l'ufficio di collocamento che siete scrittore, pittore e drammaturgo: quante possibilità di trovare lavoro avreste? Se lui avesse scritto elettricista-scrittore, meccanico-pittore e ragioniere-dramaturgo avrebbe sicuramente trovato lavoro, fatte molte seghe in meno, e noi staremmo quì a parlare d'altro. Dico sempre che bisogna essere più concreti nella vita.

silviodulivo ha detto...

Io non sono riuscito a trovare niente che mi facesse pensare a un libro autobiografico, benché le mie ricerche sull'autore siano state piuttosto superficiali. Ma forse è superficiale anche l'anonimo che, secondo me, ha scritto il commento solo sulla base di quello che ha letto nel mio post. In ogni caso, non mi sembra che i tre mestieri (pittore, scrittore, drammaturgo) siano lavori da "tiraseghe" e che abbiano valenza sociale ed economica quanto gli altri tre citati.
Silvio

Anonimo ha detto...

E' Helgason alias Hlinur che "si masturba con impegno scentifico".

Anonimo ha detto...

Quel che sto per dire non ha niente a che vedere con Bernhard, che non conosco. Ma approfitto di questo spazio in cerca di un confronto sull'ultimo libro di Culicchia, Un'estate al mare, visto che è un autore che anche a Silvio piace. A me ha deluso: nelle reiterazioni non c'è la genialità del Paese delle Meraviglie, che invece - insieme ad altri libri di Culicchia - ho molto amato. Alcune recensioni ne parlano come di un libro divertente. Io credo che nessun personaggio si salvi e che ciascun personaggio porti con sè una tristezza infinita. Non c'è proprio niente da ridere in quel libro. Qualcuno l'ha letto?

Florentina

silviodulivo ha detto...

Ho letto diversi libri di Culicchia, ma non l'ultimo (in genere punto alle edizioni economiche, quindi spesso non leggo l'ultimo di). Forse dipende dal fatto che Florentina si è stancata di Culicchia, se avesse letto Il paese delle meraviglie per ultimo, dopo 10 libri dello stesso autore, non le sarebbe piaciuto quello. Credo che il giudizio che diamo di un libro dipenda anche dal momento in cui lo leggiamo, ivi incluso se è il primo o l'ultimo di un autore o di un filone narrativo.
I personaggi di Culicchia mi sembra che siano sempre tristemente divertenti.
Silvio

Stranistranieri ha detto...

Non ho mai letto uno scriitore islandese, con questa segnalazione, potrebbe essere il momento. Ascolto e amo Biorg (si scrive così? sicuramente mancano i puntini sulla o) e i Sigur Ross, freddi e splendidi.

Unknown ha detto...

Ma sai che sono proprio contenta che ti sia dato alle recensioni? Le fai bene, complimenti.

Anonimo ha detto...

L'Islanda è sempre l'Islanda,volete mettere?

Anonimo ha detto...

L'Islanda è sempre stato il viaggio dei miei sogni, forse quest'anno il sogno si avvererà...
Mira

Stranistranieri ha detto...

Ovviamente volevo dire Bjork,avrei potuto controllare prima di scrivere, invece po fatto un incrocio con il tennista, Bjon Borg (sto sbagliando anche questo e non ho voglia di controllare). Comunque lui era il marito della Bertè e lei, Bjork, è la cantante islandese. Loredana, sei un po' tutte noi che mischiamo tutto. E anche questo non c'entrava niente.

Anonimo ha detto...

Stranistranieri: Sei sicura di sentirti bene?

Stranistranieri ha detto...

Come dire? A volte il senso è proprio dentro al non senso.

silviodulivo ha detto...

Avrei voluto mettere Byork come sottofondo ma non ho trovato niente di buono. L'Islanda è anche per me la meta da sogno.
Silvio

Anonimo ha detto...

Preferisco di gran lunga il caldo soffocante di Macondo, quell'umidità che si appiccica alla pelle, rallenta i movimenti, invita a svestirsi.

Florentina

Anonimo ha detto...

Florentina, io vengo con te di sicuro.. A Macondo..a Macondo!
Altro che Islanda.

silviodulivo ha detto...

C'è caldo anche in Islanda: i vulcani, i geyser. Basta con le città, voglio la natura!
Silvio

Anonimo ha detto...

Questa sarabanda guidata dallo scatenato zio Pepin, adorabile matto e poeta spaccone, è uno dei libri più divertenti che Hrabal abbia scritto. E se il lettore vi ritrova anche la vena tragica dell'autore praghese, come nelle malinconiche pagine finali, o la vena lirica e sensuale, come nel meraviglioso corteggiamento della macellaia, il più delle volte è costretto a piegarsi in due dalle risate, perché lo zio Pepin, quando è in forma, urla e combina guai come "cento divisioni austriache al comando dell'arciduca Carlo"!

Come vedi, niente misteri.

Homo Politicus