venerdì 26 marzo 2010

Rifiuti

Più di un anno fa ho inviato il mio Repetita a 25 editori, più o meno famosi, sia locali che nazionali. In 5 hanno risposto. Uno per segnalare che il manoscritto era stato ricevuto e che verrà letto (non si sa quando: per il momento mandano solo newsletter). Uno per chiedere l'invio del testo completo (ma poi non si sono più risentiti). Due, le più corrette secondo me, Neri Pozza e Adelphi, hanno declinato la proposta, con una formula di questo tipo:
Gentile Silvio D'Ulivo,
purtroppo, a seguito di un'attenta lettura, l'opera che ha gentilmente inviato - Repetita - non è risultata in linea con il piano editoriale della casa editrice, pertanto non rientrerà nelle prossime pubblicazioni.
La ringrazio per la preferenza accordataci e la prego di gradire i nostri più cari saluti
Una, infine, Firenze Libri/Maremmi editori, sulla quale non mi ero informato prima dell'invio, ha trovato Repetita "adatta al nostro Programma" (guarda caso). "Saremmo quindi interessati alla sua pubblicazione"... "Per quanto sopra è indispensabile superare alcune riserve di ordine commerciale (cose da niente, inezie), dato che in un mondo editoriale chiuso a investimenti su autori non ancora affermati, (e figuriamoci se noi proviamo a distinguerci dagli altri, che ce frega?) e quindi senza pubblico sicuro, i risultati di un'edizione letteraria sono assolutamente imprevedibili"... "Pertanto siamo pronti a includere l'Opera nel nostro Programma (adorano le maiuscole in questa casa editrice) qualora Le sia possibile darci una Sua indispensabile collaborazione (nel caso in cui abbia soldi da buttar via): e cioè fare acquistare da Terzi presso la Casa Editrice (ancora maiuscole...) - o in alternativa a sua scelta, acquistare direttamente - un limitato numero di copie al prezzo di copertina (quanti giri di aprole per arrivare a dire: paga e ti pubblichiamo) Si tratta di una forma di "collaborazione" (hanno avuto il pudore di mettere le virgolette) relativa soltanto alla prima edizione (alle successive dieci edizioni penseranno loro?)" "Qualora Le interessi approfondire l'offerta..." ecc. ecc.
La lista delle case editrici da evitare, che ho scoperto più tardi, è pubblicata per esempio qui http://scrittoriesordienti.wordpress.com/2008/12/15/la-famosa-lista-eap/
Non è ovviamente la bibbia, ma può aiutare a scovare gli editori il cui unico intento è quello di far soldi a spese di chi spera, crede, è sicuro, si illude di avere un talento o semplicemente una storia interessante da raccontare. Parlo delle case editrici che si fanno pagare per stampare un libro e metterne le copie in magazzino. Molto più oneste le iniziative tipo ilmiolibro.it , il cui slogan è "se l'hai scritto, va stampato". Stampato appunto, non pubblicato.
Comunque: tutto il mondo è paese, e ce lo dimostra l'anedotto del premio Nobel Doris Lessing che inviò sotto falso nome un suo manoscritto a diverse case editrici, tra cui la sua. Tutte glielo rifiutarono. E' impossibile pubblicare per uno sconosciuto, se non pagando?