venerdì 6 novembre 2009

Biblio

Da poche settimane ho abbandonato la libreria per la biblioteca. Mi piace conservare i libri che leggo: posso rileggerli quando voglio, metto le pieghe alle pagine che mi sono sembrate più interessanti, eccetera. Quindi ho sempre detto, anche a chi mi voleva prestare un libro: grazie, no, preferisco comprarlo. Ora ho rinunciato a questo piacere, vedere (quasi) tutti i romanzi letti in fila sulle librerie di casa, pronti per esser ripresi in mano. Vado in biblioteca nel mio paese, a Montale, trovo spesso quello che cerco e, se mi stanco subito di leggere un libro, lo riporto (non mi è capitato quasi mai, in verità, ma se lo faccio non mi sento in colpa come prima per aver sprecato i soldi). Prima facevo la scorta in libreria o su internet, poi se ne riparlava dopo due o tre mesi. Ora, appena ho la curiosità di scoprire un autore mai letto, la soddisfo subito. Visto che sono lì, alla Smilea, la villa-castello che ospita la nostra biblioteca, prendo anche un paio di film, che in genere non si trovano nei videonoleggi di paese, che hanno quasi solo film commerciali. E poi, se ho bisogno di qualche consiglio per libri o film, chiedo, e magari i libri sono al paese vicino, o si fanno venire da Pistoia. Tutto gratis, che non è poca cosa.

domenica 19 luglio 2009

Premi letterari

Negli ultimi mesi ho partecipato ad alcuni premi letterari. Cerco di partecipare a quelli gratuiti, possibilmente con premi in denaro e che si svolgono in Toscana. Non ce ne sono molti che rispondono a questo criterio, perciò a volte faccio delle eccezioni. Di solito non partecipo a quei concorsi il cui premio è la semplice pubblicazione di una casa editrice. Per trovare i concorsi mi affido alle segnalazioni di amici o a siti come questo http://www.concorsiletterari.net. Partecipare a un premio mi serve da stimolo per mettermi davanti al computer e scrivere; e anche per verificare se i miei racconti sono apprezzati da lettori "di qualità". Ora, per esempio, sto scrivendo un racconto per un concorso della casa editrice Cooper, "Natale in casa Cooper".
Quando non vinco (come è stato con il Premio Arno, organizzato dal Comune di Lastra a Signa) penso: la giuria non sa niente di narrrativa; oppure: sarebbe meglio che scrivessi racconti solo per il gusto di scrivere, senza farli leggere a nessuno. Quando invece vinco un premio, più o meno importante, penso: sono stato più bravo degli altri che non hanno vinto (in questo caso non mi pongo il dubbio che la giuria o i concorrenti fossero di mediocre qualità); oppure: peccato non aver vinto il primo premio, mi facevano comodo tot euro...
A dicembre ho vinto il primo premio "Io racconto" (www.ioracconto.it) che consisteva in un buono acquisto di 500 euro da Euronics. Ho comprato una reflex digitale Nikon e ora me la spasso a scattare foto ovunque. A giugno ho avuto una segnalazione al Premio Castelfiorentino (vedi foto) (http://www.premioletterariocastelfiorentino.it/) che mi sembra abbastanza importante. Pochi giorni fa sono invece arrivato terzo al primo premio letterario sulla Juventus organizzato dallo Juventus club Santa Maria Capua Vetere (www.juventusclubsmcv.it).
In conclusione: secondo me è utile partecipare ai concorsi, serve a mettersi in qualche modo a confronto con gli altri e ad avere un minimo riscontro dei propri pezzi. I risultati vanno relativizzati in ogni caso, sia in caso di premi vinti, sia nel caso non ci sia neanche una segnalazione.

venerdì 29 maggio 2009

John Fante - La strada per Los Angeles

Un romanzo agisce su diversi livelli: La strada per Los Angeles, il primo della serie che vede protagonista Arturo Bandini, ha stile e contenuti divertenti e emozionanti, e io lo preferisco a "Chiedi alla polvere", il più famoso dei romanzi di John Fante. Ad un altro livello, a distanza di oltre settant'anni, la storia di Arturo, "immigrato, attaccabrighe, ribelle, megalomane, sprezzante e perennemente in lite con tutti", ci parla di immigrazione, culture diverse, comportamenti e punti di vista apparentemente contraddittori e incomprensibili, e ci fa pensare, o perlomeno mi fa pensare, a un mondo più vicino, il nostro, a un tempo presente e a problemi, idee, comportamenti e modi di vivere che si ripresentano senza molte dissomiglianze nell'Italia e nell'Occidente di oggi. Gli albanesi o rumeni di oggi sembrano gli italiani di ieri, gli americani di allora somigliano agli italiani di ora.
La strada per Los Angeles ricevette una serie di rifiuti dalle case editrici (scritto nel 1936, fu pubblicato postumo nel 1985). La fama stessa di John Fante, tra l'altro anche ottimo scrittore di racconti e sceneggiatore di film, è cresciuta solo dopo la sua morte. 
 
 
Cacciai di tasca il taccuino nuovo e ne sfogliai le pagine con il pollice. Le sfogliai così rapidamente che non poté leggere nulla, ma vide che c'era scritto qualcosa.
- Questi sono appunti, - dissi. - Notazioni d'atmosfera. Sto scrivendo un dialogo socratico sul porto di Los Angeles a partire dai giorni della conquista spagnola.
- Vediamo, - disse zio Frank
- Niente da fare. Non prima della pubblicazione.
- La pubblicazione! Ma che vai dicendo?
Rimisi in tasca il taccuino. Puzzava di granchio.
- Perché non ti svegli e fai l'uomo? - disse. - Tuo padre lassù ne sarebbe contento.
- Lassù dove?
- Nell'aldilà.
Me l'aspettavo
- Non c'è nessun aldilà, - dissi. - L'ipotesi del paradiso non è che banale propaganda messa in giro dai ricchi per illudere i poveri. Io metto in discussione l'immortalità dell'anima. Nient'altro che il persistente inganno di un genere umano coi paraocchi. Io rigetto con la massima chiarezza l'ipotesi Dio. La religione è l'oppio dei popoli. Le chiese dovrebbero essere trasformate in fabbriche e ospedali. Tutto ciò che siamo o che pure speriamo di essere lo dobbiamo al diavolo e ai suoi pomi proibiti. Nella Bibbia ci sono 78000 contraddizioni. E' questa la parola di Dio? No! Io rifiuto Dio! Lo denuncio con imprecazioni furiose e implacabili! Io ammetto un universo senza DIo. Sono un monista!
- Tu sei pazzo, - disse. - Sei completamente fuori di testa.
- Tu non mi capisci, - sorrisi, - ma va bene lo stesso. E' per me prevedibile l'incomprensione; sicuro, mi aspetto le peggiori persecuzioni lungo la mia strada. Va bene così.
Svuotò la pipa e mi agitò il dito sotto il naso.
- Quello che devi fare è smetterla di leggere tutti questi libri dannati, smettere di rubare, diventare uomo, ed andare a lavorare.
Spezzai la mia sigaretta. - Libri! -dissi. - E che ne sai tu dei libri? Tu! Un ignorantone, uno Scemus Americanus, un asino, un villano zoticone fornito dell'intelligenza di una puzzola!
Rimase fermo a riempire la pipa. Io non dicevo nulla perché era il suo turno. Mi studiò per un poco pensando a qualcosa.
- Forse ho un lavoro per te, - disse.
- Di che si tratta?
- Non lo so ancora. Vedrai da te.
- Bisogna che si attagli al mio talento. Non dimenticare che sono uno scrittore. Ho avuto una metamorfosi.
- Non mi interessa che cosa ti è successo. E' lavoro. Forse alle industrie del pesce.
- Non ne so niente delle industrie del pesce.
- Bene, - disse. - Meno ne sai e meglio è. Ti servono soltanto una schiena forte e una testa debole. Le hai entrambe.
- Questo lavoro non mi interessa, - gli dissi. - Dovrei piuttosto scrivere. Prosa.
- Prosa, prosa... Che è questa prosa?
- Sei un babbione conformista. Non la conoscerai mai, la buona prosa, in tutta la tua vita.
- Mi sa che dovrei riempirti di botte.
- Provaci.
- Piccolo bastardo
- Bifolco americano.
Si alzò e lasciò il tavolo con occhi di fuoco. Andò quindi nella stanza a fianco a parlare con mamma e Mona, dicendo loro che ci eravamo intesi e che d'ora in avanti avrei voltato pagina. Diede loro un po' di soldi e disse a mia madre di non preoccuparsi di niente. Io andai sulla porta e feci un cenno di buonasera quando uscì. Mia madre e Mona mi guardavano negli occhi. Avevano pensato che sarei uscito dalla cucina con le lacrime a rigarmi il viso. Mia madre mi mise le mani sulle spalle. Dolce e consolatoria, pensava che zio Frank mi avesse umiliato.
- Ha ferito i tuoi sentimenti, - disse. - Vero, povero il mio ragazzo?
Mi tolsi quelle mani di dosso.
- Chi? - dissi. - Quel cretino? Ma certo che no, che diavolo!
- Hai l'aria di uno che ha pianto.
Entrai in camera da letto e mi guardai gli occhi allo specchio. Erano asciutti come al solito. Mia madre mi seguì e cominciò a passarci un fazzoletto. Ma che caspita, pensai.
- Posso chiederti che stai facendo? - dissi.
- Povero ragazzo! Va tutto bene. Sei imbarazzato. Ti capisco. Mamma capisce tutto.
- Ma io non sto piangendo!
Delusa, si allontanò.
 
 
"Attenzione: colui che entrerà in scena all'inizio di questo romanzo, in qualità di umile spalatore di fossi, è uno dei personaggi più leggendari prodotti dalla letteratura moderna. Attenzione ad Arturo Bandini, il possente scrittore, lo spietato condottiero, l'invincibile mezzofondista, l'amante irresistibile, il tenero figlio che dà sangue e sudore per mantenere una famiglia di femmine parassite. Bandini l'immortale, orgoglio d'Italia e d'America; l'astuto Bandini che nessuno mette nel sacco; egli sta per fare la propria comparsa e conquisterà il mondo." (Sandro Veronesi)

mercoledì 11 marzo 2009

Ricominciare

Ho ripreso a scrivere, alla fine. Ho smesso di leggere, di leggere romanzi voglio dire, o racconti; solo quotidiani o riviste, nessuna storia, novella, poesia. Dopo qualche giorno, ecco: ho ricominciato a scrivere. Ha funzionato. Dopo mesi che non scrivevo, l'ultimo racconto era di qualche mese fa, ho cominciato a riprendere materiale lasciato lì a riposare, in qualche sottocartella della cartella "scrittura". Ho messo in un file tutto ciò che mi sembrava che potessi riutilizzare per l'idea che ho in mente. Poi ho cominciato a fare qualche correzione, e ora scrivo, cose nuove, storie nuove, che non so dove mi porteranno.
Non pensavo che avrebbe funzionato. In fondo la prima regola per chi vuol scrivere è: leggi molto. Ma avevo trovato molte interviste a scrittori che dicevano: quando scrivo io non leggo. E così ho provato. E sembra proprio che funzioni.

venerdì 6 marzo 2009

Un poliziotto di nome Francesco

Una storiella narrata da un gruppo di giovanissimi scrittori in erba
C'era una volta un poliziotto di nome Francesco, che stava a casa a dormire come un ghiro, invece di andare ad arrestare le persone, perché lavorava tanto ed era tanto stanco. Un giorno Francesco decide di andare a sciare in montagna. Mentre sta sciando il poliziotto si accorge che c'è un ladro travestito da Babbo Natale, che nel sacco ci ha tutti i soldi che aveva rubato alla gente. Si accorge che c'è un buco nel sacco e che cadono tutti i soldi. A un certo punto Francesco segue i soldi che arrivano fino alla casa dove il ladro vuol rubare altri soldi. Mentre Babbo Natale finto passa dal camino, il poliziotto Francesco urla: "Mani in alto!". Babbo Natale alza le mani e scivola giù come a Paperissima. A quel punto Francesco prende il cellulare e fa il 333 e chiama i poliziotti che arrivano veloci e arrestano il finto Babbo Natale.
Fine della storia
Il poliziotto è quello che arresta quelli cattivi come gli assassini
No, gli assassini sono peggio
I poliziotti ammazzano i cattivi.
Non è vero, sennò diventano cattivi anche loro!
I poliziotti guardano le persone quando vanno veloce

mercoledì 25 febbraio 2009

Un giorno (anonimo)

Un giorno di mezza settimana parcheggio davanti ad un palazzone: dovevo andare a pagare un bollettino postale. Non si iniziava tanto bene la giornata.

L'auto appena lavata, trovo questo parcheggio tra le due classiche strisce blu, a lisca di pesce. E ti pareva che non dovessi pagare per andare a pagare... La giornata già cupa (per il mio morale), si infittisce sempre di più. Di quanto tempo avrò bisogno alla posta, trenta minuti, mah... sicuramente in quindici ho fatto, però non si sa mai, meglio pagare qualcosa in più adesso che prendere una bella multa dopo.

Inserisco la moneta che fa un triste suono metallico nella macchinetta/mostro mangiasoldi e vado nell'ufficio postale. Con un'ora di parcheggio, sono pronto a tutto: difatti 3 minuti dopo essere entrato, sono già fuori. Mapporca puttana! Va bene, un euro buttato al vento.

Mi dirigo verso l'auto appena pulita, certamente non più allegro di prima, ma mi beo della

carrozzeria così luccicante e perfetta, aahh che bel profumino, nell'abitacolo, poi, guarda

che parabrezza perfettamente trasparente: sembra un cristallo di Murano, un'opera d'arte.

Finalmente mi posso rilassare un po', visto che ho anche tempo a disposizione per il parcheggio.

Un minuto di silenzio perfetto, che bellezza, provo a sentirmi un "signore", quando arriva

la classica automobile che mette la freccia (o indicatore di direzione) facendomi segno di

uscire e di non perdere tempo, ché é in mezzo alla strada. Che palle! E va bene, andiamo.

Faccio per mettere in moto quando sopra la mia fronte vedo un movimento, fuori dal cristallo di Murano. Il tempo si ferma, guardo attonito, terrorizzato e incuriosito, il movimento é, in pratica, un oggetto che sta cadendo, e il tempo, a mio parere, si ferma per dare modo a me di realizzare lentamente che la distanza tra il mio cofano perfetto, pulito, luccicante e quell'oggetto, si sta riducendo sempre più.

Aiuto quella... quella cosa sta cadendo proprio lì, ma perché a me, proprio a me. Io che stavo già pensando di donare il mio biglietto del parcheggio valido per altri 52 minuti al rompicoglioni qui dietro, così, tanto per fare una buona azione.

E guarda la natura, il destino, come mi ripaga: speriamo che la storia della

cruna dell'ago e del suo cammello sia vera, perché prima o poi dovrò essere risarcito in

qualche modo! Vacca boia, no, no, noooo, buuum, il bastardo oggetto, la sua prima molecola più vicina al cofano perfettamente lucido della mia auto, entra in contatto alla prima molecola luccicante e perfetta e appena lavata con il resto delle molecole che, grazie alla fisica, unite una all'altra formano il cofano e dal contatto si sprigiona una energia tremenda che provoca il boato.

Non vedo più niente, buio.

Riapro gli occhi: quanto sarà passato, un giorno, due, mesi, anni, il mondo sarà cambiato,

nel frattempo?

Scendo dall'auto e raccolgo l'oggetto: un foglio di carta da lettere appallottolato, volato giù da quel palazzone, chissà da quale piano, di certo, il pazzo che l'ha lanciato vivrà in

un appartamento in corrispondenza del parcheggio dove ho messo l'auto. Pulita, perfetta,

luccicante, profumata...

Entro in macchina con il corpo del reato della maleducazione altrui, con l'intento di leggere e vedere se tramite qualche indizio riesco a capire chi ha fatto una cosa così pericolosa per andare a redarguirlo che non é educazione lanciare la roba dalla finestra.

L'automobilista intanto mi spietta, al che gli dico che non rompesse i coglioni e lo mando

affanculo, perché ho pagato e il biglietto mi da il diritto di stare lì, parcheggiato, altri

quarantanove minuti. Ecco.

Mi metto a leggere.

Il foglio é scritto bene, al computer, bella impaginatura, non c'é che dire; scorro le prime

righe e controllo attraverso il parabrezza se per caso qualcuno si affaccia ad un balcone,

voglio proprio vedere che faccia hai, caro il mio teppistello da strapazzo.

Oh, questa é bella, il foglio parla di questo signore che ha trovato un foglio, rincasando,

uscendo dall'ascensore. Senti senti quanto c'ha ragionato sopra questo bischero su un foglio scritto a penna.

E si chiede se ha fatto bene o male a raccattare quel pezzo di carta che di

certo é di qualcuno. Me lo vedo, lì con quelle mani rapaci di chi getta senza coscienza

alcuna, oggetti pericolosi dalla finestra, in un giorno dove le persone devono pagare

bollettini postali. Davvero senza pietà per il prossimo.

Ma andiamo avanti, leggiamo, lo immagino entrare quatto quatto in casa con la schiena ricurva di chi si sente in colpa per qualcosa e si guarda intorno per vedere che non ci siano testimoni che possano incorparlo del suo crimine. Ladro.

Leggo che si sta chiedendo se per caso la lingua in cui é scritto il foglio non é per caso

l'arabo. Se per caso non si tratta di un piano di terroristi arabi, o forse se non é il

compito a casa del bambino che abita nell'appartamento accanto... Eh! Bell'accostamento,

non c'é che dire, caro attentatore dell'incolumità altrui e dell'altrui automobili

perfettamente pulite lucide e profumate. Certo, che t'aspetti, di sicuro é un delinquente.

E poi, guarda qui che non t'ha tirato fuori da un misero fogliettino ritrovato sul

pianerottolo questo "poooeta", due pagine intere di riflessioni, congetture e meditazioni.

Certo, un indizio lo trovo anche subito, senza finire di leggere: di sicuro non hai granché

da fare, sarai, caro il mio teppistello, un impiegato con il computer davanti e una pila

di pratiche da espletare. Di sicuro.

E guarda qui, non saluta i vicini, eh? Personalità distorta, timidezza, anzi, direi, doppia personalità, magari tocca le maniglie delle porte con i guanti e va in giro con la mascherina da "chirurgo": forse é Michael Jackson! No, non é possibile, di sicuro egli non conosce l'italiano.

Ah, vorrebbe andare a suonare il campanello per restituire il misterioso foglio... Ma cosa vai a disturbare la gente perbene che a quell'ora mangia, molestatore della serenità sociale (e specialmente della mia). Toh, dopo aver pensato e scritto ipotesi pregiudizievoli sulla lingua del foglio, ora, si rende conto che forse non é scritto in arabo e non sa neanche se é scritto da un bambino. Vuoi vedere che alla fine il manigoldo si accorge che non ha un bambino come vicino di casa, anzi, non ha vicini di casa, anzi, non vive in un palazzo ma in una villetta unifamiliare a baiadera. No, non é possibile, il malandrino deve vivere nel palazzo e quindi ne é consapevole.

Ma c'é qualcosa che mi suona, nella testa, é come un campanellino lontano, é come se qualcuno mi volesse far notare qualcosa a cui non ho dato la dovuta importanza... boh.

Proseguiamo, ma guarda tu quante congetture, di sicuro ha dovuto anche meditare per tirar fuori tutte queste elucubrazioni. Allora non può essere un impiegato qualsiasi, a meno che... a meno che non sia un impiegato pubblico. E magari protetto dai sindacati. Sindacato rosso, di sicuro: un comunista! E forse, anche drogato. Sì, con tutto il suo tribolamento a causa di un semplice fogliettino...

Arriviamo alla fine del manoscritto, ma che finale é, questo non é normale, tutto questo "puzzo", il rischio di rovinare una persona per finire così, né carne né pesce, a metà. Non ha preso una decisione, se ne sta in panciolle in poltrona a fregarsene di tutto di sicuro con la sua conotta bucata e sporca di sugo (chissà che rutti).

Mah, riguardo con occhio clinico la facciata del palazzo, le finestre, i balconi, i piccioni. I piccioni? Noooo SPLAT! Sul cristallo di Boemia mi arriva la cacca di piccione che mi scuote come un elettroshock. Il campanellino lontano diventa la colonna sonora di uno spot rivelatore: si apre il sipario, e vedo l'impiegato pubblico che guarda assonnato lo schermo del computer, stando bene attento a non muovere la catasta di documenti da espletare vicino a lui. Comunista. Che ha libero accesso alla droga e alla mascherina da chirurgo. Lavora alla USL, é comunista e sicuramente drogato, altrimenti non potrebbe assolutamente competere con me a tennis: Silvio D'ulivo! Vagabondo....

Anonimo

venerdì 20 febbraio 2009

Scrivere, non scrivere / 2

... e poi bisognerebbe smettere di leggere. Sembra che funzioni. Ho letto molte interviste a scrittori nelle quali affermano di non leggere mentre scrivono. E invece ti viene voglia di leggere un autore, poi un altro, un altro ancora. E le loro scritture ti distraggono. Ti viene voglia di imitarli. Alcuni ti costringono all'imitazione. Per me Thomas Bernhard è deleterio: se lo leggo lo imito.

Ecco, sì: smettere di leggere. Funzionerebbe. Ma si può?

domenica 15 febbraio 2009

pubblicare

Pochi giorni fa ho preparato molti pacchetti. Sulla prima pagina ho scritto il titolo del libro, Repetita, e i miei recapiti. Sulla seconda una breve nota sul romanzo e su di me. Poi il primo capitolo e il secondo, in versione integrale. Poi sunti degli altri capitoli. In tutto undici pagine. Ho cercato su internet gli indirizzi delle case editrici che publicano narrativa. Ne ho scelte alcune famose, altre piccole. Ho imbustato i pacchetti e li ho spediti. Me ne sono rimasti ancora cinque, li spedirò la prossima settimana.
Forse non è il metodo migliore per farsi pubblicare. Forse non risponderà nessuno. Forse ho buttato via una manciata di euro. Ma ho bisogno di togliermi un peso. Quello che ho fatto ho fatto, e non voglio più metterci le mani. Potrei continuare a correggere per anni, a modificare, a tagliare, ad aggiungere: non smetterei mai. Ho messo un punto e ho spedito via tutto. Forse mi servirà. Potrò cominciare a scrivere altre storie, altri luoghi, altre persone.

venerdì 6 febbraio 2009

Scrivere, non scrivere

Un romanzo, un altro consigliato da un'amica, i racconti di, l'autore che non ho mai letto, la critica, il quotidiano tutti i giorni, le riviste tutte le settimane, le correzioni delle bozze, gli editori, gli altri hobby, un po' di sport, il lavoro, i viaggi, le foto, un sonnellino, un film, facebook, il blog, l'amore, il teatro, la spesa, la casa, le cene...
Basta. La voglia di dire: basta. Via tutto, ora scrivo. Ma le pagine sono bianche, ancora bianche da troppo tempo.

martedì 20 gennaio 2009

Eggers - L'opera struggente di un formidabile genio

Dave Eggers diverte, Dave Eggers è serio, Dave Eggers è sopra la righe, e lo sa, Dave Eggers è come noi, non è un formidabile genio, Dave Eggers scrive fiumi di parole, perfino nello spazio riservato ai diritti d'autore e in quello dei ringraziamenti, Dave Eggers sono contento di averlo trovato, di aver letto L'opera struggente di un formidabile genio.

 

Nel duro inverno di Chicago una famiglia borghese viene travolta nel giro di pochi giorni da un duplice lutto, e il ventiduenne Dave si trova di colpo a fare da madre e padre al fratellino Toph, di otto anni. Ma Dave vende la casa e sale in macchina, diretto verso il sole della California, trasformando un evento devastante nell'inizio di una nuova, elettrizzante vita piena di libertà (IBS).

 

Altri romanzi di Dave Eggers:

- Conoscerete la nostra velocità

- La fame che abbiamo

- Erano solo ragazzi in cammino.

 

Dave Eggers è anche il fondatore della rivista Mc Sweeney's

McSweeney's, la rivista letteraria fondata e diretta da Dave Eggers(l'autore del best seller L'opera struggente di un formidabile genio) è il fenomeno più rivoluzionario della scena letteraria americana degli ultimi anni. Adorata, invidiata, contestata, imitata, capace di diventare in pochi mesi punto di riferimento di un'intera generazione di scrittori e lettori senza perdere il suo orgoglioso status di prodotto autogestito e autofinanziato; curatissima grafica old-fashioned, sfrenato gusto ludico per la scrittura sperimentale e bizzarra, senso acutissimo per il talento letterario in ogni forma: McSweeney's è un oggetto di culto che ha segnato la nascita di una nuova estetica. In questa antologia dei suoi primi due anni di vita, testi di David Foster WallaceRick Moody, Jonathan Lethem, Zadie Smith, William Vollmann si accompagnano a corrispondenze epistolari con l'Unabomber e reportage sul secessionismo hawaiano...  (http://www.minimumfax.com/Libro.asp?Libroid=254)