martedì 25 maggio 2010

il prezzo di una doccia

Dice l'Unione Europea: Consuma meno acqua! Fai la doccia, non il bagno! Sbrigati a fare la doccia! Cerca di farne meno! Vacci piano con l'acqua calda!
In particolare, francesi e belgi: smettetela di consumare tutta l'acqua del sottosuolo!
Per fortuna c'è qualcuno che fa peggio di noi, benché noi italiani perdiamo buona parte dell'acqua per farla arrivare agli utenti, credo il 40%.
Torno alla doccia. Mi sento piuttosto virtuoso. Ho i dispositivi frangigetto su tutti i rubinetti, faccio la doccia e non la vasca, i rubinetti della doccia si regolano nel giro di pochissimi secondi (nel vecchio maledetto bagno con le manopola caldo-freddo separate impiegavo uno o due minuti a regolare la temperatura, così che quando arrivavo ad insaponarmi non sapevo se chiudere e poi riaprire o lasciare aperto facendo scorrere l'acqua inutilmente; in queste diavolerie antiecologiche e ultra-arcaiche sono maestri in Gran Bretagna), faccio la lavastoviglie in modalità eco e non lavo a mano, faccio la lavatrice sempre in classe AA.

sabato 15 maggio 2010

rottamo o non rottamo

Un annetto fa ho detto addio alla mia Micra rossa, rottamata dopo 12 anni di vita, 200.000 chilometri percorsi, 11.800 litri di benzina consumati, 27 tonnellate e 700 kg di CO2 emessi (considerando che un albero, a quanto mi risulta, assorbe 10 kg di CO2 annui nei suoi primi anni di vita, quando ho comprato l'auto avrei dovuto piantare 230 alberi e mantenerli per 12 anni, per compensare l'emissione di anidride carbonica; questo solo per il consumo di benzina, senza considerare tutta l'emissione connessa al ciclo di costruzione e alla manutenzione). A quei tempi viaggiavo a 130 sull'autostrada, talvolta a 150, la radio accesa, i fari spenti, mentre dopo una dozzina d'anni e molti capelli bianchi in più, la mia velocità di crociera si attestava sui 100, la radio era rotta, i fari sempre accesi (una concessione a favore della sicurezza e a svantaggio dei consumi). Per rottamare l'auto, e comprarne una nuova a GPL, il governo mi ha dato 2500 euro circa, se non ricordo male. Da un punto di vista economico un bell'affare, considerando quanto avrei dovuto spendere in più se avessi portato fino in fondo al suo ciclo di vita la macchinetta, dovendone poi comprare un'altra senza incentivi. Ma da un punto di vista ambientale? Be', ho molti dubbi. Certo, a Firenze, dove vado a lavorare tutti i giorni, ora inquino molto meno, ma quanto è costato costruire la mia nuova auto in termini di inquinamento? Meno se ne producono e meglio è, per cui se rottamo un'auto ogni 10 anni oppure ogni 15 anni, questo fa una bella differenza. Il costo di costruzione e trasporto è sicuramente molto alto, non so se sia calcolabile e non sono riuscito a trovare niente in rete, perché si parla sempre di emissioni post-vendita, ma che cosa me ne faccio, da un punto di vista ambientale, di un'auto che, per ipotesi, consumasse quasi zero, ma in fase di costruzione (motore, carrozzeria, plastiche...) inquinasse il doppio di un'altra auto un po' meno risparmiosa?
Comunque, ormai è fatta. La Micra è morta e sepolta e davanti a casa ho un'auto più grande, una Aveo. Più grande della Micra, 1.200 di cilindrata contro 1.000, con l'aria condizionata, che la Micra non aveva, fa 12,8 km con un litro di GPL, contro i 17 km con un litro di benzina della mia vecchia rossa. A Firenze continuo ad andare in auto, perché è difficile sacrificare un'ora mezza o due al giorno per viaggiare con i mezzi pubblici. Ma questa, come si dice, è un'altra storia.

giovedì 22 aprile 2010

La Giornata della Terra

Oggi è la Giornata della Terra, dedicata all'ambiente e alla salvaguardia del pianeta.
Proposito per questo blog (quasi) in disuso: una sezione "verde", appunti sui miei pensieri e i miei sforzi per una vita ecosostenibile

sabato 3 aprile 2010

Smentita ufficiale

Smentisco ufficialmente di aver qualcosa a che fare, come lascerebbe intendere la prima pagina della Gazzetta dello sport, con l'affaire Balotelli-Mourinho. Per me, potevano continuare a litigare fino alla fine del campionato. Anzi, a dirla tutta: ne avrei avuto piacere.

venerdì 26 marzo 2010

Rifiuti

Più di un anno fa ho inviato il mio Repetita a 25 editori, più o meno famosi, sia locali che nazionali. In 5 hanno risposto. Uno per segnalare che il manoscritto era stato ricevuto e che verrà letto (non si sa quando: per il momento mandano solo newsletter). Uno per chiedere l'invio del testo completo (ma poi non si sono più risentiti). Due, le più corrette secondo me, Neri Pozza e Adelphi, hanno declinato la proposta, con una formula di questo tipo:
Gentile Silvio D'Ulivo,
purtroppo, a seguito di un'attenta lettura, l'opera che ha gentilmente inviato - Repetita - non è risultata in linea con il piano editoriale della casa editrice, pertanto non rientrerà nelle prossime pubblicazioni.
La ringrazio per la preferenza accordataci e la prego di gradire i nostri più cari saluti
Una, infine, Firenze Libri/Maremmi editori, sulla quale non mi ero informato prima dell'invio, ha trovato Repetita "adatta al nostro Programma" (guarda caso). "Saremmo quindi interessati alla sua pubblicazione"... "Per quanto sopra è indispensabile superare alcune riserve di ordine commerciale (cose da niente, inezie), dato che in un mondo editoriale chiuso a investimenti su autori non ancora affermati, (e figuriamoci se noi proviamo a distinguerci dagli altri, che ce frega?) e quindi senza pubblico sicuro, i risultati di un'edizione letteraria sono assolutamente imprevedibili"... "Pertanto siamo pronti a includere l'Opera nel nostro Programma (adorano le maiuscole in questa casa editrice) qualora Le sia possibile darci una Sua indispensabile collaborazione (nel caso in cui abbia soldi da buttar via): e cioè fare acquistare da Terzi presso la Casa Editrice (ancora maiuscole...) - o in alternativa a sua scelta, acquistare direttamente - un limitato numero di copie al prezzo di copertina (quanti giri di aprole per arrivare a dire: paga e ti pubblichiamo) Si tratta di una forma di "collaborazione" (hanno avuto il pudore di mettere le virgolette) relativa soltanto alla prima edizione (alle successive dieci edizioni penseranno loro?)" "Qualora Le interessi approfondire l'offerta..." ecc. ecc.
La lista delle case editrici da evitare, che ho scoperto più tardi, è pubblicata per esempio qui http://scrittoriesordienti.wordpress.com/2008/12/15/la-famosa-lista-eap/
Non è ovviamente la bibbia, ma può aiutare a scovare gli editori il cui unico intento è quello di far soldi a spese di chi spera, crede, è sicuro, si illude di avere un talento o semplicemente una storia interessante da raccontare. Parlo delle case editrici che si fanno pagare per stampare un libro e metterne le copie in magazzino. Molto più oneste le iniziative tipo ilmiolibro.it , il cui slogan è "se l'hai scritto, va stampato". Stampato appunto, non pubblicato.
Comunque: tutto il mondo è paese, e ce lo dimostra l'anedotto del premio Nobel Doris Lessing che inviò sotto falso nome un suo manoscritto a diverse case editrici, tra cui la sua. Tutte glielo rifiutarono. E' impossibile pubblicare per uno sconosciuto, se non pagando?