martedì 11 novembre 2008

Realtà

"Il racconto è un'arte che richiede la più rigorosa attenzione per il reale - che si scriva un racconto naturalistico o fantastico. Voglio dire che partiamo sempre da quel che esiste o che è altamente verosimile. Anche quando si scrive narrativa fantastica la base giusta da cui partire è la realtà. Graham Greene ha detto che non riuscirebbe mai a scrivere: "Me ne stavo su un abisso senza fine" perché non potrebbe essere vero, né: "Correndo giù per le scale saltai su un taxi" perché neanche questo lo sarebbe. Mentre Elizabeth Bowen può scrivere di un suo personaggio femminile: "Si agguantava i capelli come se vi sentisse urale qualcosa in mezzo" perché questo, sì, è altamente verosimile."
Flannery O' Connor

62 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse al D'Olivo stava bruciando il sugo...
Speriamo che torni a concludere il discorso.

silviodulivo ha detto...

E' finito qui. Non ti sembrava interessante?

Anonimo ha detto...

Mah..

viola ha detto...

E' molto intenso quello che hai scritto!
Viola

Anonimo ha detto...

Quello che ho scritto io?

silviodulivo ha detto...

O Violina! Il post è un brano di Flannery O' Connor. Rientra nelle etichette "scrivere", anche se purtroppo non mi funziona il tag, o come si chiama, in fondo ai post

Stranistranieri ha detto...

Via, non essere troppo esigente, non è obbligatorio conoscere Flannery O' Connor. Magari questo è un buon pretesto per cominciare a leggere i suoi racconti o iscriversi ai nostri corsi di scrittura.

viola ha detto...

Si è creato un equivoco molto simpatico. Io pensavo che fosse scritto da silviodulivo e non da Flannery O'Connor. Effettivamente la battuta del Vulgarone "Forse il D'Olivo stava bruciando il sugo..." ci sta a pennello, infatti ha confuso anche me!
Corso di scrittura? Interessante...
Viola

Anonimo ha detto...

E' possibile che sia sempre colpa di qualcun altro o qualcos'altro?
Il Vulgarone... il tag (e che diavolo è?)... il sugo che sta bruciando... o, addirittura dello stesso O'Connor! Mai nessuno che si assuma delle responsabilità.
A proposito, cosa direbbe O'Connor di un fanficwriter?

Anonimo ha detto...

Ancora con 'sto fanficwriter? Scrivo fanfiction solo perchè adoro i telefilm! Le mie ambizioni sono ben altre... Comunque, mi è sembrato interessanto questo post (nonostante fosse redatto da O'Connor...)

Anonimo ha detto...

Ahahahahaha... ma ce l'hai con me, Homo Vulgaris?

silviodulivo ha detto...

No, no, il Vulgarone ce l'ha con tutti.
E la O' Connor era una scrittrice, non uno scrittore!

Anonimo ha detto...

Sorry, ma non mi è mai capitato di leggere nulla da lei scritto!

Anonimo ha detto...

Non preoccuparti Andrea, in realtà la O'Connor non "la" conosce quasi nessuno per cui possiamo solo decidere se fidarci o meno di quello che ci propina (o tenta di propinarci) il D'Olivo. Io divago sempre sui temi perchè del D'Olivo non mi fido... lo conosco bene, io!
Sono quasi convinto che questa O'Connor non esista nemmeno, come la gran parte degli scrittori che cerca di contrabbandare. Sto al gioco, io! Avrai notato quanto sia ossessionato da S.Salvi: lui viene proprio da lì. Avrai notato, in questo fanficblog, la presenza di tale Viola: è la sua infermiera, quella che più conosce la patologia che lo affligge...
Che altro dire.. questo è proprio il luogo ideale per te, benvenuto !

Anonimo ha detto...

Già, hai ragione: questo è il mio posto ideale. Ti va di farmi compagnia?

Anonimo ha detto...

Va bene.. però devo occuparmi soprattutto del D'Olivo (bisogna tenerlo d'occhio)

viola ha detto...

Caro homo Vulgaris, mi dispiace che tu sia rimasto solo a combattere contro il siliodulivo.Sai per caso che fine ha fatto Homo Faber?
Viola

Homo Faber ha detto...

Eccomi Viola. Mi sono assentato per qualche giorno, ma torno adesso a fare chiarezza. Mi chiedevo anch'io chi fosse questa Flannery O' Connor, ma mi sono poi ricordato: è una dei partecipanti al corso di scrittura creativa del Casentino, dove c'era l'altare che faceva cacare (cosa c'entrasse quello non l'ho ancora capito).
Io comunque invece di fare corsi di scrittura viaggio con l'ATAF, che è anche meglio.

Anonimo ha detto...

Per carità.. non nominare l'altare sennò arriva il cherichetto e ricominciamo daccapo!
Cara Viola, anche tu scompari e ricompari: comincio a peoccuparmi perchè il D'Olivo non può essere lasciato solo. E' pericoloso.

viola ha detto...

Cari i miei ragazzi, mi fa piacere che abbiate sentito la mia mancanza. E' vero, ultimamente sono un po' discontinua, ma la mia vita è così movimentata, che sono spesso lontano da casa. Volevo salutare il nuovo commentatore del silviodulivo, Andrea. Mi raccomando Homini, non fate scappare anche lui!!!
Viola

daniela ha detto...

Sono d'accordo sul concetto ma non sull'esempio. Attenzione per il reale, sì, ma questo non significa necessariamente attenzione per il verosimile.
"Me ne stavo su un abisso senza fine" io non lo direi mai semplicemente perchè è una frase brutta. Invece "... saltai su un taxi" è carina e rende l'idea, ma è strausata.
"Si agguantava i capelli..." è plastica, e molto bella.

silviodulivo ha detto...

Toh, qualcuno che parla del contenuto del post!

Homo Faber ha detto...

Del contenuto del post ha parlato subito HV facendone notare l'inconsistenza ed ipotizzando che ciò fosse dovuto ad una forzata interruzione. Come si fa a valutare una frase isolata e a decidere se la si scriverebbe? Una frase poi in prima persona, quindi proferita da un personaggio: non è impossibile che l'enunciazione di frasi che fanno riferimento a situazioni inverosimili sia funzionale alla caratterizzazione del personaggio stesso. A meno che G. Green non volesse dire che mai scriverebbe quelle frasi in una lettera a sua nonna. Per decidere poi se sono belle o brutte bisogna tener presente che si tratta di traduzioni: forse Daniela troverebbe più accettabili quelle originali.
Personalmente ritengo che la scrittura creativa sia un'americanata e sono piuttosto scettico sull'utilità delle ricette in letteratura. Non in cucina, invece, ed avrebbe fatto bene il silviodulivo ad occuparsi del sugo che si stava attaccando.

silviodulivo ha detto...

Si potrà discutere di qualcosa riguardante la scrittura, no? Non è una ricetta, quella della O' Connor. E' un punto di vista, che io approvo, su come si scrivono i racconti.
Il brano è tratto da I racconti del diavolo, una raccolta di scritti sulla scrittura della O' Connor

silviodulivo ha detto...

Anche l'arte culinaria non si può insegnare, no? Non basterà mica leggere un libro di ricette per diventare un buon cuoco! Questo non vuol dire che non si debbano scrivere e leggere libri di ricette e consigli per cucinare (anche perché sennò io sarei del gatto)

Anonimo ha detto...

L'arte culinaria no! Quella, proprio, non la si può insegnare.
I libri di cucina sono solo per i gonzi come il D'Olivo, che infatti potrebbe leggerne a iosa senza cavare il famosissimo ragno dal buco. Parli pure della O'Connor, dei capelli di plastica, della nonna che salta sul taxi sull'orlo dell'abisso... ma lontano dai fornelli!

Homo Faber ha detto...

Reale, esistente, possibile, vero e verosimile: la signorina Flannery riesce a confondere in sole dieci righe tutti questi termini e il silviodulivo approva. Vorrei che spiegasse anche a me cos'è che approva, perché io ci vedo soltanto un bel po' di casino: non vorrei assaggiare i piatti di un cuoco così squilibrato.

silviodulivo ha detto...

Mah! Non mi sembra che ci sia confusione: da una parte c'è il vero/reale/verosimile e dall'altra l'inverosimile/irreale/inverosimile. Punto. Il consiglio è di partire sempre dai primi, quando si scrive un racconto. E mi sembra che tra tutti quelli che frequentano questo blog nessuno abbia niente da insegnare alla "signorina Flannery"!

Stranistranieri ha detto...

MAh! Quante diquisizioni!. Il problema è che quando un principiante scrive racconti, in realtà ha la tendenza a scrivere "solo" le sue impressioni su quello che sta scrivendo, la storia non viene fuori e non "si attacca" al lettore. Credo sia questo quello che intende la signorina O' Connor quando parla dell'esigenza del "reale". E sarebbe bene che qualcuno se li leggesse questi racconti:quelli piacevoli della Flannery e quelli dall'architettura zoppicante dei principianti.

Homo Faber ha detto...

Secondo me in letteratura, o anche quando semplicemente di letteratura si parla, sarebbe opportuno usare le parole con il loro preciso significato. Però se ci addentriamo in territorio americano certe approssimazioni è forse necessario accettarle. Dunque abbiamo un precetto: quando si scrive un racconto bisogna partire sempre dal reale, o vero, o verosimile, facciamo finta che sia la stessa cosa. Silviodulivo approva e forse approverei anch'io se capissi cosa significa. Per fortuna interviene Stranistranieri che taglia corto con le inutili disquisizioni e ci fornisce un precetto comprensibile, ma che non sembra avere niente a che vedere con il precedente: il racconto non deve limitarsi a delle impressioni personali, sennò la storia non viene fuori. L'interpretazione appare improbabile ed arbitraria, perché svuota di qualsiasi significato il riferimento alla narrativa fantastica. Più che altro sembra anche questa una ricetta, forse utile per confezionare dei simpatici raccontini da leggere alle amiche davanti ad una tazza di tè e dei pasticcini preparati, quelli sì, seguendo la ricetta della nonna.
Con silviodulivo sono d'accordo nel ritenere che alla signorina Flannery nessuno abbia niente da insegnare: ha seguito tanti di quei corsi di scrittura creativa che quello che poteva entrarle nella zucca ci deve essere entrato.
Con Stranistranieri no, non sono d'accordo, e continuo a considerare la Recherche, la cui lettura le consiglio vivamente come esempio di "impressioni su quello che sta scrivendo", ad un livello diverso, forse più alto, dei piacevoli racconti della signorina Flannery.

silviodulivo ha detto...

Homo Faber è superiore (e tratta con loro di conseguenza): agli americani, a tutti coloro che cercano di imparare qualcosa, alle donne che prendono il the con le amiche, a tutti coloro che passano da queste parti... c'è una categoria con la quale si degna di trattare da pari a pari?

Stranistranieri ha detto...

La Recherche l'ho letta anch'io, qualche volta mangiando pasticcini senza zucchero per non ingrassare. Per fortuna ho letto e studiato anche molto, molto, molto altro. E ne faccio tesoro e un lavoro. E con questo ho chiuso.

Homo Faber ha detto...

Homo Faber ha detto...
Per restare in Francia proporrei Proust.
15 febbraio 2008 22.57

Stranistranieri ha detto...
H.F. giura che hai letto Proust. Giuralo!
16 febbraio 2008 13.21

Che strano: in febbraio a Stranieristranieri sembrava impossibile che qualcuno leggesse Proust. Poi si è ricordata di aver letto la Recherche fra un pasticcino e l'altro. Mah!

Per ora mi limito a far notare che nel corso della discussione silviodulivo (e non io) ha manifestato disprezzo per "tutti quelli che frequentano questo blog", che oltretutto dovrebbe considerare suoi ospiti, e Stranistranieri (e non io) ha fatto lo stesso per "l'architettura zoppicante dei principianti".

silviodulivo ha detto...

"E mi sembra che tra tutti quelli che frequentano questo blog nessuno abbia niente da insegnare alla signorina Flannery!" Questa è la frase che fa dire a HF "silviodulivo (e non io) ha manifestato disprezzo per 'tutti quelli che frequentano questo blog', che oltretutto dovrebbe considerare suoi ospiti,"?

Anonimo ha detto...

Ragazzi, vi consiglio di lasciare dichiarazioni solo in presenza del vostro avvocato.

Homo Faber ha detto...

Sì.

silviodulivo ha detto...

Per me non era "disprezzo"

Anonimo ha detto...

Caro il mio D'Olivo, scrivere un racconto... io penso... è come fare tante altre cose per le quali serve una cosa sola, fondamentalmente: il talento. O ce l'hai o non ce l'hai. Punto e basta. Non ci sono ricette, corsi di scrittura creativa che tengano, o scuole di cucina, o scuole di calcio e via dicendo... Dalle rape non si cava sangue, dicevano alcuni che avevano capito tutto.
Intanto, saluto e me ne vado a letto... a rileggermi "Il Gattopardo". Il romanzo storico m'intriga molto di più. (senza nulla voler togliere alla signorina che nemmeno conosco)

silviodulivo ha detto...

No.
Non si nasce imparati.
Io sono ambientalista e non innatista. Per me un uomo è il frutto del suo ambiente, delle persone che ha frequentato, delle cose che visto, di ciò che gli è stato insegnato, dell'ambiente culturale, emotivo, in cui ha vissuto. Secondo me in tutti i campi conta di più l'apprendimento che non il talento. Si può imparare tutto, con il talento è più facile, si impara meglio, ma non basta, e non c'è una dicotomia: sì o no; si può sempre migliorare e si può sempre sprecare il proprio talento. Secondo me se i grandi cuochi sono quasi sempre francesi o italiani e non congolesi non è per la mancanza di talento culinario (o calcistico o letterario) dei congolesi ma perché questi hanno meno opportunità di apprendimento in tutti i campi: cucina, cultura, calcio, ecc. Secondo me ci sono vagonate di talenti a noi sconosciuti, rimasti inespressi per mancanza di stimoli o motivazioni o altre cause, perché non hanno trovato un terreno fertile in cui fiorire. E ci sono molti non-talenti che hanno ottenuto ottimi risultati per forte motivazione dei soggetti non-talentuosi, cresciuti in ambienti favorevoli.
Così, gli scrittori non nascono scrittori. Una volta non c'erano le scuole di scrittura, ma gli scrittori avevano i loro maestri, si consigliavano, si scrivevano, frequentavano i "salotti" e anche loro, di solito, come oggi, passavano dai romanzi di formazione, non scrivevano subito il capolavoro, tanto che ci meravigliamo quando questo succede, quando un autore scrive un romanzo "perfetto" alla sua prima apparizione.

Homo Faber ha detto...

Ritengo anch’io che il talento sia indispensabile, come ritengo che il talento vada coltivato. Ma in che modo? Secondo me le formule simili ad istruzioni per l’uso, le persone che ti dicono da dove bisogna partire, non aiutano a coltivare il poco o molto talento che qualcuno potrebbe possedere, ma, al contrario, lo imbrigliano e lo soffocano. Se Graham Greene ha detto che non riuscirebbe mai a scrivere: "Me ne stavo su un abisso senza fine", ben per lui. Se però qualcuno affermasse che quella frase non si deve scrivere, a parte la validità estetica che non mi sembra qui in discussione, direbbe una sciocchezza, perché solo chi scrive, mentre scrive, può decidere se il contesto la richiede o la esclude. Allo stesso modo “la base giusta da cui partire” non potrà essere stabilita per decreto, ma ciascuno dovrà sceglierla per conto suo. Questo però è vero soltanto se di arte stiamo parlando. Se non il talento artistico vogliamo coltivare, bensì la capacità di confezionare piacevoli raccontini (per caratterizzare i quali ho adottato l’immagine, non certo da me coniata, delle donne che prendono il tè con i pasticcini non perché ce l’abbia con loro o perché a loro mi senta superiore, ma perché costituiscono un emblema consolidato di fruitori di un certo tipo di letteratura, e non solo) allora vanno bene i consigli della signorina Flannery e vanno bene i corsi di scrittura creativa, soprattutto se in questi corsi si insegna anche la grammatica dell’italiano. Agli Americani sì: sono convinto che qualsiasi europeo ha il diritto di sentirsi superiore in cultura, eleganza e raffinatezza a qualsiasi americano, anche se ovviamente non scarseggiano le eccezioni fuori media, fra gli Europei e fra gli Americani. La cosiddetta fuga di cervelli, che si protrae da lunga data, è possibile non per ragioni genetiche, ma perché la loro civiltà (o inciviltà) produce tecnica ma non cervelli. Purtroppo siamo avviati sulla strada dell'emulazione, come dimostrano i provvedimenti in materia scolastica di un governo di guitti, per cui queste cose è forse bene continuare a ripeterle, finché si può.

Anonimo ha detto...

Devo dire che mi trovo d'accordo con HF.

Florentina

silviodulivo ha detto...

Questa poi.
Sono molto deluso di trovarmi come amico un autentico razzista, e di scoprire un'amica che gli dà pure ragione. Leggo "sono convinto che qualsiasi europeo ha il diritto di sentirsi superiore in cultura, eleganza e raffinatezza a qualsiasi americano" (non certo mitigata dalla frase successiva)e penso subito a quando Berlusconi parlava di civiltà occidentale superiore a quella araba. Leggo queste cose e penso ai colonizzatori e a come era per loro naturale sentirsi superiori ai "selvaggi" e ai "negri". Penso che siamo sullo stesso livello. Io non mi sento superiore a qualsiasi americano, o a qualsiasi albanese o nero o biondo o cattolico o mussulmano o malato di mente, per cultura, raffinatezza, eleganza o cervello.

Homo Faber ha detto...

"Secondo me se i grandi cuochi sono quasi sempre francesi o italiani e non congolesi non è per la mancanza di talento culinario (o calcistico o letterario) dei congolesi ma perché questi hanno meno opportunità di apprendimento in tutti i campi: cucina, cultura, calcio, ecc."
Questo ha scritto silviodulivo senza sentirsi razzista. Gli Americani non sono diversi dai Francesi, dagli Italiani o dai Congolesi, ma vivono in una società (o ambiente se preferisce) che offre minori opportunità di apprendere raffinatezza, eleganza e cultura e di sviluppare un'intelligenza critica e speculativa.
È per ciò che gli Europei, statisticamente e con le dovute eccezioni, sono calcisticamente superiori ai Congolesi e culturalmente superiori agli Americani.
Ma dovrebbe esserci bisogno di spiegare queste cose?

silviodulivo ha detto...

C'è una bella differenza tra scrivere "sono convinto che qualsiasi europeo ha il diritto di sentirsi superiore in cultura, eleganza e raffinatezza a qualsiasi americano" per poi aggiungere che la civiltà americana sarebbe incapace di produrre cervelli, e scrivere "Secondo me se i grandi cuochi sono quasi sempre francesi o italiani e non congolesi non è per la mancanza di talento culinario (o calcistico o letterario) dei congolesi ma perché questi hanno meno opportunità di apprendimento in tutti i campi: cucina, cultura, calcio, ecc."
Si possono dire e scrivere tante cazzate, e io ne scrivo e ne dico tante, ma almeno tornare sui propri passi!

"sono convinto che qualsiasi bianco ha il diritto di sentirsi superiore in cultura, eleganza e raffinatezza a qualsiasi nero": fai leggere questa frase a 1000 persone e dimmi quanti diranno che non è scritta da una razzista. Ho solo cambiato i termini "europeo" e "americano" con "bianco" e "nero".

Homo Faber ha detto...

Non ho capito se silviodulivo lo fa per tirarla per le lunghe (c'è da sperarlo) o davvero non capisce. C'è qualcuno che, più paziente di me, è disposto a spiegarglielo?

silviodulivo ha detto...

Non capisco

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere ragazzi ritrovarvi tutti in splendida forma...

Ismaele

Anonimo ha detto...

Mi dispiace sparare sulla Croce Rossa, ma sono d'accordo anch'io con HF.
Del resto il D'Olivo conosce già la mia opinione sui "laboratori" e non starò quì a torturarlo ulteriormente.
Sugli americani: ho avuto occasione di fare esperienza di lavoro negli USA e posso testimoniare sulla loro necessità di importare "cervelli", ma non "cervelli" in quanto tali,(ne producono più di noi)bensì "cervelli" diversi dai loro, in grado di risolvere i problemi partendo da una metodologìa di analisi diversa da quella di cui dispongono, per formazione e cultura. Quì è racchiuso in sintesi... così lo interpreto... il ragionamento di HF.
(E non faccia lo gnorri, il D'Olivo... che ha capito benissimo)

Anonimo ha detto...

Caro Silvio,

la vittoria di Obama mi ha procurato una gioia sociale (esiste? Non saprei come definire diversamente il mio moto interiore) che mai avrei creduto di potere sviluppare. E' stato un moto istintivo, davvero sincero, che - forse ingenuamente - mi ha permesso di guardare agli USA con maggiore simpatia e, soprattutto, rinnovata speranza anche per la situazione internazionale. Per questo motivo credo (e spero: ma talvolta è difficile avere coscienza dei propri pregiudizi) di non essere razzista. Al tempo stesso, al di là delle recenti elezioni presidenziali, credo che l'America sia una grande nazione, caratterizzata sì da ambiguità e contraddizioni (libertà/pena di morte, per esempio, oppure standard d'eccellenza nella ricerca scientifica/assenza di sanità pubblica), pericolosi gap culturali (avete mai provato a leggere i filosofi americani? Confrontate il loro linguaggio con quello dei continentali, con i filosofi della scuola di Francoforte: Pensiero di Adorno = Cuoco francese o italiano, la sofisticazione dell'azione e del pensiero è direttamente proporzionale alle condizioni di partenza), ma pur sempre il paese delle libertà individuali e della partecipazione. Mi viene in mente 'La democrazia in America' di Tocqueville (che portai all'esame di filosofia morale e che suscitò un gran bel dibattito a lezione), la dichiarazione d'indipendenza, la prima costituzione scritta. Gli americani magari non hanno il dono della raffinatezza, ma alle volte ci danno delle grandi lezioni di democrazia (vedi il discorso di McCain). Credo che le dichiarazioni di HF possano inserirsi (e mi corregga se sbaglio) entro simili considerazioni, non credo quindi possano equipararsi alle affermazioni volgari e fasciste di Berlusconi: il nostro HF ha semplicemente diagnosticato un dato di fatto oggettivamente rilevabile e per lo più condivisibile.
Per tranquillizzare ulteriormente Silvio, infine vorrei precisare di aver scritto che mi trovo d'accordo con HF in particolare riguardo alla scrittura, che non s'impara a scuola ma si ha dentro. E siccome si ha dentro, non ha regole/briglie entro cui svilupparsi. Saranno poi i lettori a giudicare se quel che si è scritto dialoga o rimane un noioso e sterile soliloquio.

Florentina

Ismaele, ma in quali mari navighi adesso, che ci incrociamo così di rado?

Anonimo ha detto...

"....., io di già sulla poppa
voi sulla prora fastosa che fende
il flutto di lampi e d'inverni;
una bella ebbrezza mi spinge
nè temo il suo beccheggiare
in piedi a far questo brindisi
solitudine, stella, scogliera
a tutto quello che valse
il bianco affanno della nostra vela."

Mia amata Florentina sono nei paraggi; non dubitare che, anche lontano, sei sempre nei miei pensieri.
Ismaele

silviodulivo ha detto...

Condivido alcune delle cose dette, eccellentemente, da Florentina(su altre non so abbastanza) ma continuo a essere arrabbiato perché non posso sentire certe affermazioni.
Comunque, ferma restando la mia arrabbiatura, tenterò di alleggerire la cosa copiando una letterina che gira in questi giorni per email

silviodulivo ha detto...

La lettera di scuse che Silvio ha fatto pervenire a Barack


Caro Barack, la presente per fare chiarezza sulla indegna campagna di disinformazione che la stampa comunista, come sai maggioritaria nel mio paese, ma ancora per poco, ha scatenato ai miei e ai tuoi danni. Quando ho dichiarato che ti considero abbronzato, volevo farti un complimento. Come ha detto il ministro Rotondi, che certo conoscerai, si trattava di sagace autoironia: quanto mi piacerebbe avere, infatti, il tuo bel colorito. Senza dover ricorrere al cerone. E la tua età. Senza dover ricorrere a Scapagnini. E la tua altezza. Senza dover ricorrere ai trampoli.

Chiedilo anche ai miei domestici filippini, se non ti fidi: io non sono razzista. Per me i negri sono proprio come le persone. E sono lieto della tua elezione, perché in questa fase di recessione serviva proprio qualcuno col ritmo nel sangue in grado di cambiare la musica all'economia mondiale. Inoltre sono certo che tu sconfiggerai il terrorismo, e che convincerai tuo fratello Obama Bin Laden a consegnarsi quanto prima. Insomma, credo, amici come prima.

Spero apprezzerai il regalo che accompagna questo messaggio e ti sarà certamente utile nel freddo e nevoso inverno di Washington.

E' per la tua macchina:

Catene.

Ti ricorderanno i tuoi avi. Ahahahahaha.

Ciao negher! Tuo, Silvio.

Anonimo ha detto...

Ecco, capita a fagiolo: Caimani si nasce, quel talento (se così si può dire) o ce l'hai nel sangue o non c'è niente da fare... è inutile che t'arrabbi.

Homo Faber ha detto...

Leggo adesso:
"La Santa Sede boccia, con decisione, il progetto di una depenalizzazione universale dell'omosessualità."
Se diciamo che i cattolici sono colpevoli di crimini contro l'umanità di cui quest'ultimo non è il più grave, secondo silviodulivo pecchiamo di razzismo?

silviodulivo ha detto...

I cattolici nel senso di "tutti i cattolici"?
Ognuno è responsabile di quel che dice e di quel che fa, non di quel che dicono e di quel che fanno gli altri appartenenti al gruppo (in generale; poi si può discutere caso per caso: un individuo che appartiene a una banda di rapinatori di banche si può considerare per niente o poco o molto responsabile se uno del suo gruppo uccide qualcuno durante una rapina; io non mi sento responsabile degli atti commessi dal governo italiano o dagli italiani in genere; allo stesso modo non considero criminale una vecchietta cattolica se la Chiesa si comporta da criminale)

Anonimo ha detto...

Senza la vecchina il Vaticano non avrebbe il potere che ha, e senza il voto dei suoi elettori il governo non farebbe le porcate che fa. Gli elettori sono recidivi, figurati i cattolici... dopo duemila anni! E chi li assolve?

Anonimo ha detto...

Devo dire che anche stavolta mi trovo d'accordo con HF.

Florentina

Anonimo ha detto...

... E anche con HV.

Florentina

Homo Faber ha detto...

Se prima si faceva confusione fra l'appartenenza ad una razza (con le caratteristiche genetiche che questo implica e che non hanno, per quanto mi risulta, conseguenze dal punto di vista culturale) e l'essere nati e cresciuti in un certo ambiente sociale (e questo sì che ha conseguenze, per cui è più probabile che sia mafioso uno nato e cresciuto a Caltagirone che a Montale), adesso si confonde la nazionalità con la religione (come mi garba costruire frasi così lunghe!). Io, come italiano, posso dire e dico che quello attuale è un governo di malfattori con il quale non mi identifico e dalle aberrazioni del quale ho il diritto di sentirmi assolto. Fra l'altro non ritengo neppure che il sistema rappresentativo parlamentare possa esprimere una forma sia pur larvata di democrazia e questo mi impedisce di sentirmi coinvolto nelle scelte di una maggioranza di elettori che preferisco evitare di definire. Può un cattolico dire: questo papa, come quasi tutti prima di lui, è un criminale ipocrita ed io non mi riconosco nelle sue e nelle loro decisioni, come non riconosco valido il sistema con cui sono stati eletti? Non credo che chi lo faccia possa a buon diritto considerarsi cattolico. Avrà evidentemente scelto una diversa professione di fede più o meno personale. Il caso della vecchietta è diverso. La vecchietta di cui parla silviodulivo non è cattolica né responsabile, ma semplicemente ignorante: di quell'ignoranza sulla quale da secoli la chiesa ha fondato il suo potere.

Anonimo ha detto...

Questa volta non sono del tutto d'accordo con HF sull'autoassoluzione che ciascuno di noi è pronto a concedersi in merito alle responsabilità "collettive" (come italiani) che stanno alla base di questo, come anche di altri, governo di "malfattori". Penso, infatti, che la situazione disastrosa nella quale ci troviamo è giunta a maturazione in seguito ad un processo di decadimento etico e civile del quale siamo tutti responsabili, a prescindere dalle diverse manifestazioni di voto.

Homo Faber ha detto...

E come non essere d'accordo con HV? Ognuno con i propri peccati è colpevole di tutto il male che accade nel mondo. Una frase densa di significato, che perlomeno invita a preoccuparsi dei propri peccati e non di quelli del vicino. Ovviamente non va interpretata con l'imbecillità di chi considera che i peccati consistano nell'usare il preservativo o la pillola. Diciamo che siamo tutti responsabili per quanto non abbiamo fatto, ed avremmo potuto fare, per rendere migliore il mondo o almeno quella parte del mondo che ci è più prossima.
Detto questo, pensiamo anche che abbiamo un presidente del consiglio che, a parte le proprie pendenze penali, ha, come qualcuno ha detto, per braccio destro un condannato per corruzione e per braccio sinistro un condannato per mafia. Io con questa gente non mi sento di aver niente a che fare (e nemmeno con gli amministratori PD corrotti) e mi considero un po' meno responsabile di chi li sostiene come di chi riconosce l'autorità suprema di un papa ex nazista, oscurantista per quanto riguarda le scienze e osteggiante ogni conquista civile.

Anonimo ha detto...

poverino!