mercoledì 17 ottobre 2007

Racconto - Amore contro

Batte forte la pioggia questa sera, picchia sulla mia macchina con i tergicristalli a velocità massima, pulisco il vetro con la mano mentre salgo su per la collina, verso il bosco, la casa colonica sulla sinistra, gli ulivi dappertutto, la strada sale rapida, ancora poche curve, sono in anticipo, come al solito, guarderò l’orologio appena fermo, maledetta la mia ansia di non arrivare in tempo, sempre ad aspettare, gli altri non lo fanno mai per me, respirerò profondamente per togliermi questo brivido, piove sì ma non fa freddo, perché mi trema il corpo allora, avrò il tempo di placare questo respiro di gola, potrò massaggiarmi le guance, gonfiare la pancia, inspirare profondamente, espirare, emettere una voce prima bassa e poi sempre più acuta e sempre più forte, per riuscire a snodare la gola, movimenti di braccia, collo, gambe, difficili in questo metro quadrato ma necessari per cacciar lontano il tremolio della mia carne, pochi attimi e avrò tempo sufficiente per far tutto questo, mentre l’acqua mi aiuta a nascondere la mia figura, poche persone per strada, i più sono a casa immagino, davanti al camino, a tavola con i propri figli e le proprie mogli, non si avventurano come me fin quassù, e comunque penso che se qualcuno che mi conosce mi incrocerà non capirà chi sono, e perché sono qui, spengerò il motore dell’auto e in pochi attimi i vetri saranno appannati dal mio fiato, inaccessibile l’abitacolo alla vista, irraggiungibile all’orecchio, in questa notte di pioggia senza pausa, meglio di così non poteva andare, e allora, se le condizioni sono le migliori che potevo avere perché ancora questo tremito, nessuno mi vedrà, nessuno saprà, come fin dalla prima volta, non commettere atti impuri, ho peccato col pensiero, se lo desideri è come se lo avessi già fatto, fantasie di adolescente, chissà come sarà quando la prima volta, finalmente con una donna, aveva i seni cadenti, la pelle vizza, l’andatura lenta per la fatica di tirarsi dietro il corpo, il sorriso bambino, il desiderio costante di me, sottomessa alle mie voglie, non è per te, non è alla tua altezza, troppo vecchia, troppo brutta, troppo bagascia, è ora di cambiare, sei un uomo dunque ti è concesso ma ora basta, quella no perché, l’altra no perché, mai nessuna all’altezza, mai nessuna come, lo dico per il tuo bene, lei mi amava e io no, e non gliel’ho mai fatto credere pensando che le avrei poi procurato meno dolore, ma non è servito a nulla, questo non ha attenuato la mia colpa, non ha diminuito il mio rimorso, tutto quello che ha fatto lei per me, in cambio di pochi gesti di tenerezza e lunghe ore di sesso, urla nella notte, senza riguardo agli orecchi dei vicini, lo sperma sulla sua pancia per non lasciare ricordi di una storia a scadenza, e poi mi pulisco, lavo via a fondo per spazzar via tutto e ricominciare a sporcare, sempre più sporco, ogni giorno che passa sempre più diverso da quello che ero, ogni giorno un nuovo peccato, una nuova colpa, diversa e ripetuta, ma ecco l’ultima curva, mi infilo nella strada sterrata, nessuno passerà di qui stanotte, nessuno cercherà di entrare dove ora fermo la macchina, spengo il motore, guardo l’orologio, quindici minuti di anticipo, maledetta la mia fretta, devo ancora fare tutti gli esercizi che mi ero proposto di fare, ho tutto il tempo, abbasso lo schienale, è poco per allungare i muscoli fermi dalla tensione della guida difficile sulla strada bagnata, quante volte su questi due sedili, mai come stasera, tutto quello che credevo non avrei mai fatto poi l’ho fatto, quella volta con lei madre e un marito a casa che l’aspetta, non commettere adulterio, non desiderare la donna d’altri, chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore, io l’ho fatto e l’ho raccontato nella stanza della comprensione, nella stanza del non-giudizio, dove si può dire tutto, dove bisogna dire tutto, l’ho detto con un filo di voce, con le lacrime agli occhi, sudando come se ne fossi pentito, già desideroso di rifarlo, senza più lavarmi perché so che non mi pulirò mai, in auto in albergo in spiaggia, senz’altro scopo di liberarmi di questo peso, vedo i fari di un’auto pochi metri sotto a me e subito sento una piccola scossa alla pancia che non se ne va quando l’auto prosegue, sento uno squillo breve, prendo il telefono, un messaggio ricevuto, sono in ritardo qualche minuto, quanti mi hanno scritto queste poche parole o non l’hanno neanche fatto, si dà per certo che sia io ad arrivare per primo, l’attesa più lunga serve per aumentare il desiderio o per farlo sbollire, mi dà più tempo per prepararmi o mi crea altra inquietudine, sento un po’ di rabbia, cerco di pensare che è meglio che mi goda il tempo che passeremo insieme piuttosto che arrabbiarmi per i minuti sprecati, ne abbiamo già pochi, perché ritardare, avessi almeno portato un libro potrei leggerlo per ingannare l’attesa, dunque tiro fuori il cellulare, guardo i messaggi vecchi, ne cancello alcuni, registro chiamate, chiamate senza risposta, cancello, tolgo anche alcune chiamate ricevute, non si sa mai, qualcuno potrebbe scoprire qualcosa, guardo fuori per capire se sta arrivando, come se guardando arrivasse prima quel momento, apro il cruscotto, sistemo, tiro fuori il libretto di istruzioni, sfoglio, richiudo, guardo fuori, respiro, penso, è vero, le sarò riconoscente per sempre, mi ha liberato dall’adolescenza, mi ha fatto diventare uomo, e io non sono riuscito a non farla soffrire, ho chiuso le mani per non accarezzarla, ho teso i muscoli per non affondare nella sua pelle, le ho dato il mio corpo solo per godere, credendo che la mia potenza sarebbe stata per sempre, che il campo di battaglia sarebbe stato per il mio membro solo terreno di vittorie, che non sarebbe mai arrivata la paura e con essa come al solito la sconfitta, chissà che questa paura che sento ora non mi paralizzi anche stavolta, per questo riprendo la respirazione, accendo di nuovo il motore per scaldare la macchina, forse questo mi aiuterà, ancora qualche minuto e saprò chi sono, se è stata solo immaginazione, autoconvincimento, se quello che ero prima non esisterà più, o se quello che verrà ora si sostituirà al vecchio me stesso, o vi si affiancherà, non è possibile dai, io ho sentito, ho goduto, non è stata fantasia finora, ricordo benissimo tutte le volte che ho vissuto, di quella volta tra le fabbriche chiuse, in una strada senza sfondo, altre macchine non lontane, altri corpi che si intrecciano chissà se per mancanza di un letto su cui stare o per urgenza di soddisfare un desiderio, la gioia di sentirmi come gli altri, nudi loro nudi noi, la vedevo dimenarsi per le mie dita dentro di lei, e mi chiedevo come era possibile, insomma lo fa per farmi contento o perché le piace, perché proprio con me e non con qualsiasi altro, e questa era il pensiero, per non parlare dell’anima, quella poi mi seguiva e mi segue ancora, superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia, avarizia, ma soprattutto lussuria, lussuria, lussuria, non commettere atti impuri, e sei fortunato ad esser nato uomo, altrimenti: zoccola puttana eccetera eccetera, e dunque anche lei che continua a mugolare qui vicino a me, che ci troverà poi, anche lei lo è, e dunque io, sono un ragazzo perbene, lo dicono tutti, ora non più, buon segno, dunque io che sono con lei non dovrei esserci, io, non capisco, sono confuso, so solo che l’uccello sta lì piccolo e molle e per stasera, come tante altre in futuro, non crescerà e non si indurirà, per favore almeno stasera, vorrei che almeno stasera tra queste colline, altrimenti non capirò, voglio capire tutto ora, subito, penso questo mentre continuo a guardare l’orologio, a scrutare la strada di sotto, a scaldare l’abitacolo, passano i minuti ma io sono solo, perché sono qui, perché questa nuova avventura, perché non un libro il divano la televisione, perché, sto davvero cercando sperimentando capendo, o voglio solo andare contro, combattere, distruggere, chi potrà mai dirlo, l’unica verità è che sono qui invece che là, che non fuggo nonostante il terrore soffochi il desiderio, vorrà pur dire qualcosa, vero desiderio o abitudine a mantenere le promesse accada quel che accada, non capisco mai, non so quale sia la causa quale l’effetto, perché, se proprio vuoi rompere e distruggere e uscire dalla strada ordinaria, perché non con lei che attende solo che tu le dica: andiamo, solo un gesto una parola, perché tante domande, perché tanti perché, in questa notte di pioggia, ora è forte forte forte, e sorrido per questo, dopo tanto tempo, ed è bello star qui ad aspettare, e in fondo prima o poi doveva accadere, non vedo l’ora, speriamo che sia come talvolta l’ho immaginato, e in fondo la realtà può essere più piacevole della fantasia, avevo sognato solo donne belle alte bionde giovani perfette, avevo cacciato via i pensieri di me sopra lei sotto lei dentro lei, alla fine mi ha preteso, io le dicevo no no no, ero donna io uomo lei, da questo punto di vista, le ho ceduto quella sera, pensando che chissà che succederà, e invece ho scoperto che anche la bruttezza può dare piacere, il gusto dell’atto fisico in sé e per sé, senza pensiero, senza ragionamento, senza un dopo, quel momento e quell’atto, hic et nunc, e non ho potuto fare a meno di lei, per notti e notti, e giorni e mesi e anni, non ho mai desiderato altro che quest’esercizio fisico e vocale, lei me lo concedeva tutti i giorni e più volte, e io dimenticavo tutto, e le paure, e le regole, e i principi, e la morale, e c’era il mio pene turgido a dimostrarlo, e pensavo che sarebbe durato per sempre, un dato ormai appreso, come un bambino che ha imparato a parlare e non lo dimenticherà più, io invece sì, ho dimenticato tutto, ero presuntuoso e sono stato punito, ora lotto contro questo pensiero, se penso questa cosa essa accadrà, non però quando più lo vorrei, come ora, spero di veder spuntare i fari là sotto ma questi non si materializzano, lo so anch’io, sono razionale, non scaramantico, purtroppo, mi aiuterebbe molto, bisogna che venga, vieni vieni vieni, idea, forse dovrei mandare un messaggio, per ingannare l’attesa, però l’attesa diventerebbe più lunga, in questa notte di pioggia in cui anche i più imprudenti, impegnati ad attraversare pozze d’acqua lunghe e profonde e a combattere la pioggia con l’arma del tergicristallo, neanche i più imprudenti leggono i messaggi guidando, dunque non scrivo ma comincio a spazientirmi, vorrei battere con i pugni chi mi fa aspettare così tanto, tiro su la testa perché senza che me l’aspettassi ho i fari di un’auto che illuminano il mio specchietto, devo essermi distratto guardando il telefonino, che bello, non ho più voglia di picchiare nessuno, via l’ansia dell’attesa, via l’incombenza del tempo, l’auto ha già spento i suoi fari, l’ombra che aspettavo è già quasi al mio sportello, mi allungo per aprirlo, vieni, oh, finalmente, madonna che pioggia, e per fortuna che ora è diminuita, ti sporco la macchina, non importa quel conta è che siamo insieme, guarda, è stata un’attesa infinita, per pochi minuti, beh, ero arrivato prima, ma non è questo, è che avevo voglia di vederti, anch’io, sistemati dai, i vestiti sono bagnati, i capelli anche, e perciò allungo le mani dentro i suoi capelli, e massaggio la testa, c’è silenzio ora, mi piace questo silenzio, con le chiacchiere non combino mai nulla, ho bisogno dell’incertezza del chi parla che facciamo che cosa significa questo vuoto, ho bisogno di questo perché agisca, come quella volta che dopo anni e anni di chiacchiere e momenti di vicinanza e di contatto e di occasioni rimaste tali, quella volta mi sono trovato discosto da lei e c’era silenzio e non c’era nulla di significativo che fosse accaduto, eppure eravamo stati spesso da soli stesi su un letto stretti come fossimo due amanti, o l’una in braccio all’altro, ma non c’era mai stato silenzio, io credo, o non c’eravamo mai guardati silenziosi come quella sera d’estate, in questa stessa macchina, le feci solo una carezza, chissà quante carezze le avevo fatto da quando ci conoscevamo, ma già lei e io avevamo capito che era diverso, infatti lo fu, facemmo l’amore grazie a quel silenzio prolungato, e ora mi viene in mente quella sera mentre gratto la sua testa con le mie mani che si divertono a penetrare nei suoi capelli folti e un po’ bagnati a causa della pioggia che ora ricomincia, senti com’è forte, hai avuto fortuna ad arrivare proprio mentre diminuiva, e ora, e ora, e ora, che facciamo, come funziona, quali sono i passaggi, eppure dovrebbe esser facile, non è la prima volta, ma questa è speciale, questa è diversa, aspetto le sue mosse, meglio che non mi sbilanci, se ne sta lì, continua a sistemarsi, a guardarsi nello specchietto, non tocco più i suoi capelli, ho le mani nelle mani, finalmente si ferma, posso allungare il braccio per accarezzare il suo viso, una carezza prolungata, fissando i suoi occhi, ora vieni, a te la prossima mossa, è un momento importante, è il momento dell’incertezza, che cosa accadrà, peccato gravemente contrario alla castità, non ho tempo di pensare, non ho tempo di sentire il mio fremito, di abbassare la mano per ascoltarmi la pancia, siamo vicini, la mia bocca e la sua, non ce la faccio più a resistere, a resistere al desiderio o all’incertezza o alla paura, qualunque cosa sia, il fuoco è quasi alla finestra e se devo buttarmi di sotto tanto vale che lo faccia ora, prendo il suo viso con tutte e due le mani, metto la sua bocca contro la mia e bacio e bacio e bacio, senza fiato, secondi e secondi e secondi senza pensiero finché non mi stacco per prender fiato e per vedere se è vero, per sentire che è cresciuto, là sotto è cresciuto, c’è solo quello, la voglia, il desiderio, posso superare l’ostacolo, scavalcare la leva del cambio, sono di là, il sedile è gia abbassato, siamo abbracciati, siamo nudi, non mi faccio domande, non c’è tempo in questa frenesia di movimenti, strusciamenti, toccamenti, prende il mio pene, vorrei anch’io, cerco di capire come dovrei spostarmi, e alla fine anch’io lo prendo, per la prima volta, non ho più paura, posso muoverlo per far piacere a lui, checca finocchio frocio, non mi disturba sentire tutto il suo corpo su di me, la sua pelle ruvida, lo bacio e penso, penso a come sono distante, al tempo che è passato, perché tanta strada per arrivare fin qui, perché tanti sogni soffocati, tanti pensieri cacciati via, tanti momenti perduti in una vita così breve, forse già lo amo, non ho niente contro di loro ma se prova ad avvicinarsi, forse dicono così perché hanno paura, hanno paura di scoprire come me, come me stasera, quelli che sono davvero, ora capisco, ho nascosto a me stesso tutta questa roba per tanto tempo, ma in questa notte di pioggia ho ripreso il mio corpo e la mia anima.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non è facile commentare questo racconto, mi limito a dirti: veramente bello!