giovedì 1 novembre 2007

Racconto - Il funerale

E’ un giorno di festa. Ridiamo, balliamo, cantiamo, sentiamo la musica che non suona nell’aria, noi la ascoltiamo anche se non suona, andiamo al suo ritmo, al ritmo della morte, il ritmo della morte è una campana che rintocca a lungo con grandi pause, per noi il ritmo della morte è uno sfrenato girotondo di bambini, siamo felici della morte, della morte di un nostro compagno che non sarà più tra noi, a pochi metri dalla bara noi godiamo della morte di un nostro compagno che non sarà più tra noi. Uno di noi è felice perché non lo sentirà russare nella notte, uno ha già preso le chiavi dell’armadietto e ha spostato un po’ della sua roba dentro quello del vicino di letto che ora è morto, uno sa che non lo vedrà più scaccolarsi mentre mangia, molti sono felici solo perché tutti gli altri gioiscono, anche io sono felice, io so che questa morte ha cambiato i nostri giorni dal ritmo sempre uguale. Sento una grande curiosità nel vedere quello che accadrà, ho visto alcune persone nuove, alcune persone che non avevamo mai visto, non sono vestite con i camici, oggi sono tutti vestiti eleganti come a una festa, gli infermieri ci lasciano in pace, non ci dicono che cosa fare, sono impegnati a comporsi in una grave serietà, non possono mostrare, loro, la soddisfazione di aver perso un disturbatore della quiete, quest’uomo era un rompipalle che non si stancava mai di importunare qualsiasi persona entrasse nel suo campo visivo, ogni persona che vedeva, malato medico infermiere suora visitatore, ogni persona lui la importunava, quest’uomo era fastidioso per tutti, a tutti si rivolgeva con lunghi giri di parole, ogni persona a cui lui si rivolgeva era irritata dalla sua pedanteria, i suoi discorsi erano solo richieste impossibili da esaudire, non ho mai visto un uomo o una donna che non fosse disgustato da quest’uomo pedante, quest’uomo dalle parole gentili e fastidiose, le sue domande erano rivestite da un forma molto curata di gentilezza, la sua educazione era esageratamente importuna per ognuno a cui lui si fosse rivolto, nessuno ha mai sorriso quando lui si è avvicinato con le sue domande moleste, tutti hanno cercato di liquidarlo nel più breve tempo possibile, tutti contorcevano la faccia in smorfie contorte per cercare di trattenere il disgusto verso quest’uomo, nessuno ha mai sorriso con lui, nessuno ha mai sorriso di lui. Ora noi sorridiamo alla sua morte, la morte di un uomo che chiedeva sempre, scusi, dopo aver interrotto il flusso dei miei pensieri e delle mie parole, l’uomo fastidioso mi disturbava con una lunghissima introduzione a quello che avrebbe poi detto, mi scusi signore, scusi se la disturbo, scusi sa signore, mi dispiace disturbarla, la sua era un’introduzione molto lunga e sempre fastidiosa a una domanda, mi permetto di disturbarla, signore, da quando ho conosciuto quest’uomo ho imparato ad apprezzare la maleducazione, le vorrei fare una domanda, se lei permette, ha ragione, sa, stava facendo altre cose, infatti mi dispiace molto interromperla proprio in questo momento, la sua domanda avrebbe potuto esser molto breve ma lui la distendeva in una domanda molto lunga, non avrebbe mica per caso, scusi se glielo chiedo, eh, signore, non potrebbe mica portarmi per caso un bicchiere d’acqua, sa, è molto caldo, e a me, scusi se l’ho interrotta, a me con questo caldo mi si è seccata la gola, ho sempre odiato le domande lunghe, soprattutto le domande di quest’uomo fastidioso che ora non ci disturberà più, se l’è portato via la morte, alla fine è venuta la morte liberatrice a portarsi via l’uomo fastidioso. È stata una morte utile, la morte cambia le cose, scombussola tutto, e noi dai cambiamenti possiamo trovare vie di fuga, vie di fuga dai pensieri sempre uguali, io sogno morti numerosi, immagino molte morti dentro questo ospedale, immagino che dovrò combattere con un virus che ucciderà tutti, tutti si sentono male, anche io, ma io sono forte, mentre tutti cadono ai miei piedi, pazienti infermieri medici, io sopravvivo a tutti. Forse se fossi stato colpito da grandi tragedie prima di entrare in questa città avrei combattuto con grande forza e tenacia, avrei combattuto queste sciagure, tutti avrebbero compreso le grandi difficoltà nelle quali mi imbattevo, sarei uscito dalla testa piena di pensieri dolorosi e avrei lottato nella vita reale, avrei combattuto per scopi comprensibili a tutti, ora festeggio questa perdita piacevole di un uomo che è andato via di qui, lui non tornerà più, ora staremo meglio, lui è morto noi siamo vivi. Ricordo bene il funerale di mio nonno da bambino, quando chiusero la bara dentro la terra e la ricoprirono, solo allora sentii che non avrei potuto più aiutarlo a sostenersi, ero il suo secondo bastone in aggiunta a quello che aveva sempre lui, fu allora che singhiozzai forte come non avevo mai fatto nella vita di bambino, quando la bara fu calata nella buca già pronta, un uomo che non conoscevo prese una vanga e si mise a buttar la terra sulla bara di mio nonno, solo allora capii, capii che non avrei più potuto sostenere mio nonno, capii che non avrei più potuto esser buono con mio nonno, esser buono con tutti, non avrei più aiutato nessuno a sostenere il proprio dolore, da quel momento finì la mia vita di bambino, la mia vita di bambino buono, non ero più in grado di sostenere nessuno, preso dal mio dolore non avrei potuto pensare a quello degli altri, il dolore di quest’uomo fastidioso e pedante e gentile e rompipalle non è mai stato nei miei pensieri, non ho mai sentito il suo dolore, ho solo sentito il fastidio delle sue frasi, il fastidio delle sue richieste, il fastidio della sua vita nella mia mente. Forse anche quest’uomo aveva un nipote, un nipote bambino, ma oggi non si è visto, nessun nipote si è presentato a singhiozzare per suo nonno. Al funerale è venuta solo una donna molto anziana che piangeva qualche lacrima, nessuno saprà mai da che cosa sono venute quelle lacrime e quanto dureranno, noi non sapremo chi era questa donna dalle poche lacrime. Avrei voluto vedere frotte di persone piangere disperate, ma non c’era nessuno, c’eravamo solo noi, poco in più là, festeggiavamo ognuno per sé, ognuno festeggiava per un proprio valido motivo la perdita definitiva di un fastidio, finalmente una novità che alleggerisce i nostri pensieri, che cambia il ritmo sempre uguale delle giornate sempre le stesse, alla fine anche noi possiamo godere di giorni piacevoli, di giorni di festa, il funerale del nostro compagno è stata una festa, abbiamo riso, abbiamo ballato, abbiamo cantato una musica piacevole, la musica della morte, la musica del nostro compagno fastidioso morto.

3 commenti:

Stranistranieri ha detto...

La morte che fa "contenti" può essere sottofondo o colonna sonora avvelenata e liberatoria.
daniela

silviodulivo ha detto...

Eh?

Anonimo ha detto...

"L'unica melodia che vorrei sentire è quella della morte". Mi é capitato di desiderarla.Oggi non è più così,l'incubo è finalmente finito! Voglio solo la vita, la voglio sentir palpitare dentro ogni mia cellula ,vitaaaaaaaaa.