domenica 23 dicembre 2007

Adozioni (di Homo faber)

Sapete qualcosa dei sensi di colpa? No, non ne sapete nulla, perché ciò che potete aver provato è nulla se comparato all’ineffabile tormento che fece di tutta la mia adolescenza un inferno prematuro. Penserete forse che l’insicurezza tipica di quell’età ne fosse la causa, o l’oppressione di un Super-Io particolarmente severo, o qualche altro complesso che un buon psicologo avrebbe potuto facilmente identificare e perfino curare. Macché. La colpa c’era eccome, il peccato era più che reale e si ripeteva con tanta frequenza che poco durava il pentimento, ancor più fugace era il buon proposito, e già era pronta la ricaduta, inevitabile perché troppo pressanti le tentazioni. C’è chi si è cavato gli occhi per molto meno! L’unico antidoto, ciò che mi permise di sopravvivere, fu la rinuncia ad ogni resistenza, l’accettazione del mio destino alla maniera di un eroe greco, di un Aiace che dallo scoglio irride Nettuno, di un Prometeo che sfida la collera degli dei, e a quel punto era il peccato a dare senso e valore alla mia esistenza, era la consapevolezza di un’eterna dannazione ad accomunarmi a quegli eroi.

Ma un giorno, al raggiungimento della mia maggiore età, mio padre, mio padre per modo di dire, vuole parlarmi, mi invita ad entrare nel suo studio, mi fa sedere davanti a lui e con il tono grave che la circostanza impone mi rivela che sono stato adottato e che quindi non sono suo figlio, né di colei che ho sempre chiamato mamma, né ho rapporti di parentela con quelle che ritenevo le mie due sorelline, trasformando la solenne epicità dei miei incesti sublimi, nel volgare squallore dei quotidiani amplessi con una vecchia bagascia e quelle troiette delle sue figlie.

C’era da perderci la testa, ed io rischiavo effettivamente di perderla, dapprima nel più completo smarrimento, poi nella ricerca affannosa della famiglia autentica, che sono riuscito un giorno a rintracciare, finalmente felice fra le braccia della mia vera madre, nel tenero affetto delle mie vere sorelle. Fratelli non ne ho, ma tanto sono eterosessuale di stretta osservanza.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Un bel racconto, però non mi sembra proprio appropriato all'atmosfera natalizia! Comunque Buon Natale a te e a Homo faber.
Viola

Stranistranieri ha detto...

Scritto bene e un po' finto. Il finale soprattutto. E non mi piace chi usa i termini troia e bagascia.
Buon natale!

silviodulivo ha detto...

Viola, ho "rimediato" con il resoconto del Natale della nonna.
Homo Faber, ci sei? Rispondi alla mia amica
Silvio

Anonimo ha detto...

Il solstizio d'inverno è, nel ciclo annuale, un evento molto significativo: le giornate ricominciano ad allungarsi e dovrebbero terminare le noiose piogge autunnali. Però gli stiamo dando un po' troppa importanza se deve anche condizionare le nostre letture. E questo era per Viola. A stranistranieri devo dire che nemmeno a me piace chi usa quei termini, ma il personaggio non doveva piacere anche se, per fortuna, è un po' finto.
Homo Faber

Anonimo ha detto...

Dici bene Homo faber, ma io che sono una che vive lo stato d'animo del momento, avrei preferito leggere qualcosa di più mistico, credo che ci sia un tempo per tutto. Sono un po' troppo retrò?
Comunque non dimentichiamo che alla fine la scelta degli scritti da pubblicare la fa silviodulivo!
Auguri,
Viola

Anonimo ha detto...

Per Viola:
hai ragione a pretendere delle letture in linea con il tuo stato d'animo, ma chi pubblica come fa a sapere qual è il tuo stato d'animo? Io, per esempio, in questi giorni provo più che altro disgusto e il misticismo lo vedo soltanto nella retorica televisiva.
H.F.

Anonimo ha detto...

E' vero, Homo faber, ho pensato solo a come vedo le cose io, a quello che sento, senza pensare che ci sono tanti che provano le tue sensazioni. Devo davvero risvegliarmi dal mio sogno-sonno di intendere il Natale solo gioia, magia, perdono, misticismo? Che tristezza.
Viola

Anonimo ha detto...

Aprire gli occhi non è triste. Io almeno provo più tristezza nell'osservare tante persone che imbacuccate in sentimenti artificiosamente suscitati, abbacinate da tante lucine, si precipitano a fare acquisti e celebrano così il loro misticismo.
Ma forse Viola non è fra quelle.
H.F.

silviodulivo ha detto...

Ha ragione Viola, MA ANCHE Homo Faber, è un periodo triste, MA ANCHE di gioia, a Natale si è tutti più buoni, MA ANCHE più cattivi, in questo blog fintaMENTE, fortunataMENTE, misticaMENTE, pubblicaMENTE, retoricaMENTE, artificiosaMENTE aperto a chi vuol dire qualcosa, MA ANCHE stare zitto
Silvio

Anonimo ha detto...

No, Homo faber, quello non è il Natale che sento io, il mio mi fa tornare bambina, mi culla, mi scalda, mi coccola... è per questo che non voglio aprire gli occhi!
Viola

Anonimo ha detto...

Camminare in punta di piedi per non svegliare chi sta sognando, è quanto ci viene richiesto? Altri ci ingiungono di gridare perché tanta devastazione non tollera il silenzio. Io il Natale della nonna lo lascerei alla nonna (ma Viola non sarà mica lo pseudonimo della nonna di Silvio).
H.F.

Anonimo ha detto...

Ah, come siamo lontani e irraggiungibili!
Viola

Anonimo ha detto...

Non so quanto sono lontano da Viola nello spazio, magari è nella stanza accanto. Ma siamo lontanissimi nel tempo. Credo di aver superato questo tipo di atteggiamenti oltre due secoli fa, in epoca illuministica.
H.F.

Anonimo ha detto...

Ti perdono solo perchè sei simpatico!
Viola

Anonimo ha detto...

Viola mi ha perdonato! E il papa ha perdonato Galileo. È come se i nazisti perdonassero gli ebrei. Ma io non ho perdonato il papa. Né posso perdonare al Natale lo spreco ignobile, lo sfarzo indecente promosso dallo stesso apparato pubblicitario che invita a celebrare una nascita che dovrebbe essere avvenuta nella completa povertà. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.
H.F.

Anonimo ha detto...

Il mio sconfinato amore per l'umanità intera mi porta a dire: "Ti perdono per la seconda volta".
Viola

Anonimo ha detto...

Viola non ha capito la cosa più importante. Nel perdono non c'è amore, ma il collocarsi su di un piedistallo. Normalmente il risultato è un isolamento di tipo autistico (da papa, appunto).
H.F.

Anonimo ha detto...

Mi arrendo.
Viola