sabato 26 gennaio 2008

San Salvi

Da qualche anno lavoro in un ufficio dell'ASL all'interno dell'ex-manicomio provinciale di Firenze, San Salvi, una piccola città dentro la città nel quartiere di Campo di Marte. In questa cittadina ci sono alcuni uffici dell'ASL, una compagnia teatrale, due scuole, una biblioteca, alcuni edifici occupati, alcune residenze sanitarie, Vigilandia (dove si fa educazione stradale ai bambini). La mia scrivania, presumo, si trova in una ex camerata di ricoverati. Sto cercando di scrivere un romanzo su un ex-manicomio, San Salvi è lo spunto, anche se non viene mai nominata perché mi interessa questo posto come luogo di sofferenza e di ingiustizia, non l'ospedale in sé. Probabilmente gli altri ex-manicomi d'Italia assomigliano a questa città. Ho scritto diversi racconti, alcuni pubblicati sul blog (Fantasmi, Carni, Il funerale), il cui elemento comune è il manicomio. Spero di produrne ancora e di riuscire a dare un'organicità al tutto. Ho pensato che mi potrà essere d'aiuto leggere la storia, e le storie, di San Salvi. Non voglio fare una ricerca vera e propria, il mio scopo non è scrivere un saggio. Cercherò di sapere più di quello che so sulla vita del manicomio e spero che questo mi aiuti a scrivere storie. Sono andato a cercare in biblioteca. E' al primo piano di uno dei padiglioni, le stanze sono grandi e piene di luce, al contrario della mia stanza, dove non batte mai il sole e abbiamo ancora le sbarre alle finestre. La bibliotecaria è una dipendente dell'Asl, è molto gentile e aiuta volentieri i visitatori (pochi, credo) della biblioteca, specializzata in testi di psicologia e psichiatria. Le ho presentato una piccola lista di testi, lei me ne ha fatti vedere anche altri. Alcuni sono in visione ad un'associazione di quartiere che sta facendo una ricerca in vista della trasformazione che sta avvenendo e avverrà nei prossimi anni. I testi sono davvero pochi, credo che non superino la decina, comprese un paio di tesi di laurea. Mi informerò, ma credo che sia tutto qui, che non ci sia un servizio di informazione, di archivio storico, foto, testi, nomi dei ricoverati, dati, statistiche (dico le prime cose che mi vengono in mente). Forse il materiale è sparso qua e là nell'archivio dell'Asl. Forse non c'è più niente? Spero di no.

21 commenti:

daniela ha detto...

Mi affascinano i libri sui manicomi. Per quanto ritengo che i veri matti siano altrove...

Anonimo ha detto...

..infatti i manicomi non ci sono più

Anonimo ha detto...

Dopo la pubblicazione di questo post mi aspettavo di leggere i commenti Homo faber, Homo politicus, Homo vulgaris, ecc.
Io non commento perché rientro nella categoria
Viola

Anonimo ha detto...

Sempre per CHIAREZZA, e anche per accontentare Viola, vengo a porre alcune domande alle quali Silvio dovrebbe astenersi dal rispondere, troppo palese sarebbe il conflitto d’interesse:

1) Perché il nostro amico impiega il proprio tempo di lavoro occupandosi d’altro invece che dedicarlo alle mansioni per le quali, e solo per quelle, si trova in quel posto?
2) Se non sa neanche lui cosa cerca e il perché lo cerca, per quale motivo si ostina a torturare la bibliotecaria?
3) A che serve una bibliotecaria in una biblioteca che accoglie solo una decina di testi, fra cui due tesi di laurea e tre “Tex Willer”?
4) E’ venuto anche a voi il sospetto che quelle che Silvio sta cercando si chiamino “cartelle cliniche”?
5) Non dovrebbero, le cartelle, essere protette dalla legge sulla Privacy?
6) Perché, appena ci svegliamo la mattina, siamo subito assaliti dall’irrefrenabile bisogno di andare alla ricerca di un’altra, qualsivoglia, particella d’Umanità cui fracassare le scatole? (La bibliotecaria, nel caso specifico).
7) Quanto megalomane può apparirvi uno che si prefigge l’obiettivo, scrivendo il suo romanzo, di fracassare gli ovuli a tanti di noi in un colpo solo?

Homo Cinicus

Anonimo ha detto...

Ogni scrittore ha bisogno di materiale "vero" per poter scrivere il proprio romanzo-documento. Silviodulivo scriverà di S.Salvi ed è lì che nascerà l'embrione del suo romanzo poichè quelle mura hanno visto e sentito crescre in loro la triste vita di quelle persone disperate.
Viva silvio,abbasso Homo cinicus.
Viola

Anonimo ha detto...

Viola/fascista/sei la prima della lista!

L'Homo di cui sopra

Anonimo ha detto...

A me sembrate tutti matti

Anonimo ha detto...

Forse ha davvero ragione l'ultimo anonimo nel dire che sembriamo tutti matti. Credo però che ogni essere umano possieda la sua parte di follia e che spesso fatica a tenerla nascosta.
Viola

Anonimo ha detto...

Visto come stanno degenerando i commenti, tengo a precisare che non ho niente a che fare con i vari "Homo" che vi appaiono come firmatari, ai quali non posso rispondere perché non mi sento abbastanza "vulgaris".
H.F.

Anonimo ha detto...

Visti i nostri precedenti dialoghi e la qualità dei tuoi commenti, anche se spesso pungenti e provocatori, ma comunque sempre pertinenti, ci tengo
a riaverti fra noi. Sbaglio o ultimamente sentiamo meno la tua voce?
Viola

silviodulivo ha detto...

Sono sbalordito della mia capacità di stimolare pensieri, idee e poi commenti in chi legge e poi scrive. Ovvero: mai che quello che scrivo abbia un qualche riscontro nei commenti successivi. Ognuno, perlopiù, va per la sua strada.
O mi sbaglio?
Silvio

Anonimo ha detto...

Homo cinicus cerca solo di scongiurare il pericolo di prendersi troppo sul serio (daccordo, Viola e H.F.?) ma ha molta considerazione per i post di Silvio e per le ragioni che li ispirano.
Intanto, dopo aver registrato che anche le domande che avevo posto sono rimaste inevase, vi mando una poesia di Edgar Lee Masters (che H.F. dovrebbe conoscere bene..)

FRANK DRUMMER (Un Matto)

Fuori di una cella in questo spazio oscurato -
la fine a venticinque anni!
La mia lingua non riusciva a pronunciare ciò che si agitava dentro di me
e il villaggio mi prese per matto.
Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
un alto e urgente proposito nella mia anima
che mi spingeva a cercare di imparare a memoria
L'Enciclopedia Britannica!.

Homo cinicus

Anonimo ha detto...

MATTI DA SLEGARE
di Marco Bellocchio.
Chi se lo riccorda? Silvio lo ha visto? Perchè non rivederlo?

Girato in 16 mm nel manicomio di Colorno e finanziato dalla provincia di Parma, è la riduzione di Nessuno o tutti, film documento in due parti ("Tre storie", "Matti da slegare") di 100m ciascuna, distribuito nel circuito alternativo di ospedali psichiatrici, scuole, cineclub, circoli politici e culturali. Non ha pretese scientifiche. Non è in senso stretto nemmeno un'inchiesta, ma piuttosto una testimonianza e una denuncia. La tesi è racchiusa nel titolo: i malati mentali sono persone "legate" in molti modi e per diverse cause. Se si vuole curarli (non guarirli, ma almeno impedire che vengano guastati dai metodi tradizionali) occorre slegarli, liberarli, reinserirli nella comunità. Il film dice che: a) spesso la malattia mentale ha origini sociali, di classe; b) l'irrazionalità degli asociali è una risposta all'irrazionalità della società; c) l'assistenza psichiatrica non è soltanto uno strumento di segregazione e di repressione, ma anche di sottogoverno e di potere economico; d) lo psichiatra è formalmente un uomo di scienza, ma in sostanza un tutore dell'ordine come il poliziotto e il carceriere. Il film conta e vale come atto di amore e di rispetto per l'uomo che, anche quando è "diverso" e malato in modo sconvolgente (catatonici, mongoloidi, paranoici, schizofrenici) è sempre preso sul serio. La finale festa danzante è un grande momento di cinema. Vale anche per la capacità di rivelazione degli esseri umani, capaci per ragioni soltanto in parte spiegabili di diventare personaggi.

Homo Cinicus

silviodulivo ha detto...

No, non l'ho visto, ce l'hai? Lo vedrò volentieri.
Risponderò solo alla domanda 4 delle 7 precedenti per dire che naturalmente non stavo cercando le cartelle cliniche, solo libri o documenti. E non per una ricerca storica o morbosa curiosità. Spero che tutti i dati, di qualsiasi tipo, non siano andati persi. Sono passati più di cento anni, due guerre mondiali e un'alluvione da quando è stato costruito San Salvi, spero che sia sopravvissuto tanto materiale perché è importante che rimanga la memoria di ciò che è stato questo ospedale psichiatrico (e tutti gli ospedali psichiatrici)

Stranistranieri ha detto...

Seguivo molto a suo tempo l'evoluzione della legge Basaglia, il prima e il dopo e sono stata anche a Volterra quando Eugenio Barba realizzava i suoi progetti teatrali all'interno del manicomio. Ho un ricordo che non sono mai riuscita a collocare nel tempo perchè mi è sempre sembrato un sogno. Mi trovavo a Volterra in una di queste giornate con seminari e teatranti (Piccolo Teatro di Pontedera, Grotowski, apprendisti) e ho cominciato a vagare per conto mio. Ero sorresa di poter entrare ed uscire dai padiglioni, non c'era nessuno, forse erano tutti nelle aree dell'evento, poi ho visto un letto bianco e una donna stesa sopra che si divincolava chiusa in una camcia di forza. Sono scappata, ho avuto paura e ricordo che cercavo qualcuno per chiedere spiegazioni. Non ho trovato nessuno, sono tornata nel gruppo di teatro dove c'erano anche molti ospiti del manicomio, qualcuno mi ha detto che non sarei dovuta andare in giro da sola.
Questo commento nonporta contributi al post iniziale, però almeno si rientra in argomento.

Anonimo ha detto...

No, il film non ce l'ho. Credo che non sia mai stato ommercializzato,
ma potrebbe trovarsi in rete. Io l'ho visto nel '77 (più o meno) perchè ebbe un passaggio televisivo nel mentre in Italia imperversava la discussione sulla Legge Basaglia. Chissà, forse anche una ricerca sui contenuti di quella discussione, e del contesto politico che rese possibile la Riforma Basaghlia, potrebbe essere utile al tuo intento.
E con questo ti sei giocato l'unico bonus disponibile, da quì in avanti torno a fare quel che più mi si addice:
L'Homo Cinicus

Anonimo ha detto...

Visto che facciamo sul serio, suggerisco a Silvio, nel caso fosse necessario, la lettura del capitolo della visita al manicomio nell'USQ di Musil.
H.F.

silviodulivo ha detto...

Grazie, ora me lo segno. Dubito invece di riuscire a trovare il film di Bellocchio.
Domanda per tutti, dato che Viola ha introdotto l'argomento: quanto è utile/dannoso ai fini della narrativa informarsi, documentarsi, intervistare, in merito all'argomento di cui si vuol parlare? Potrebbe essere controproducente, in questo caso, fare la ricerchina che sto facendo?
Silvio

silviodulivo ha detto...

Mi sembra interessante e pertinente quello che ha scritto Stranistranieri e a dir la verità tutto quello che è stato scritto in questo post mi sembra altrettanto pertinente, al contrario di quanto ho sostenuto ieri.
Silvio

Anonimo ha detto...

Alla domanda di Silvio rispondo che a mio parere per chi scrive è utile se non necessario fare esperienza anche solo indiretta (attraverso un contatto con documenti originali, registrazioni, interviste con chi c'era ecc.) di ciò di cui si parla. Ben vengano in questo senso anche le consultazioni di cartelle cliniche. Perchè calarsi in un mondo altro significa anche appropriarsi di una terminologia che non ci è propria e stabilire un contatto reale con quei fantasmi che abiteranno il romanzo.

Florentina

Anonimo ha detto...

Se si vuol parlare di qualcosa bisogna conoscerlo, se si cerca un'ambientazione bisogna frequentarla... come avrebbe fatto Pasolini a scrivere molte delle sue stupende pagine senza conoscere il mondo delle borgate? I borgatari, il loro lessico...

Homo Cinicus