venerdì 11 gennaio 2008

La melagrana (di Nuanda)

LA MELAGRANA

Eccola.

La vedo.

Lucida, affilata, fredda.

Segna il mio involucro coriaceo.

E si addentra sin oltre la metà.

Poi si allontana.

Due mani mi avvinghiano.

E con forza mi aprono.

I semi color rubino,

brillanti e ricchi di succo, vedono la luce.

I rivoli del mio sangue, copiosi,

rigano il guscio, le mani, il piano.

Sono quasi senza vita,

prostrata dinanzi al mio Destino.

Mi resta solo l’ultimo rantolo

prima dell’addio.

Nuanda

30 commenti:

Anonimo ha detto...

Fino all'età di diciotto anni tutti scrivono poesie, poi continuano a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini.

Benedetto Croce

Anonimo ha detto...

Poi ci sono quelli che tutta la vita ascoltano canzonette. Alcuni addirittura le citano scambiandole per letteratura.
H.F.

Stranistranieri ha detto...

nuanda mi sembra faccia parte dei poeti (per fortuna)

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con stranistranieri. Questa poesia è davvero intensa, vigorosa.
Faby

Anonimo ha detto...

Che H.F. sia più esplicito: a quali canzonette fa riferimento?

Anonimo ha detto...

Veramente stavo rispondendo all'autore del primo commento, cioè a Benedetto Croce. Si vede che per lui sono stato esplicito.
H.F.

Anonimo ha detto...

Buon per Nuanda se appartiene alla categoria dei poeti perchè il rischio di potersi iscrivere all'altra è sempre incombente... basterebbe solo un pò più di pudore nel definirsi poeti ed ogni rischio sarebbe scongiurato. In fondo Nuanda non è proprio giovanissimo...un pò più di cautela, nella vita, dovrebbe suggerirla la sua carta d'identità.

ps per HF: evidentemente brucia ancora la sconfitta del "suo sonetto" ad opera di una canzonetta, che ha però ha il merito di recare l'idea originale... anche se nessuno rivendicherà il copyright.

Anonimo ha detto...

Oltre alla "canzonetta" di De Andrè, Benedetto Croce aveva citato una poesia di Pavese, un sonetto di Sheakspeare e suggerito un racconto di Achille Campanile... se queste sono "solo canzonette", HF deve avere delle sue qualità un opinione davvero al di fuori del comune. ( senso del pudore?).
Alla luce di questo suo sentire, Nuanda starà certamente arrovellandosi nel dilemma di cui sopra...e in fondo se l'era cercata.

Anonimo ha detto...

Di quale dilemma stai parlando? Perchè "se l'era cercata"?

Anonimo ha detto...

Poiché abbiamo parlato di canzonette e di De André (e le due cose non stanno insieme),voglio solo ricordare che ieri 11/01 ricorreva l'anniversario della sua morte (11/01/99).
Ismaele

Anonimo ha detto...

Mi sembra di intuire che colui che si firmava Benedetto Croce è lo stesso che si firmava Fabrizio De Andrè e lo stesso (ma sempre?) che non si firma per nulla. Dei suoi problemi di identità non mi preoccupo, però dovrei andare a rileggermi tutti i messaggi anonimi per cercare una risposta coerente. Gli suggerisco nel frattempo di scegliersi uno pseudonimo costante per il futuro.
Però posso dire a Ismaele che apprezzo molto i componimenti musicali di De Andrè, altrimenti non avrei sentito il bisogno dell'omaggio. Ma non vedo come potrei chiamarli se non canzonette, anche perché se prendiamo il testo senza musica, come se fosse una poesia, dovremmo considerarlo una poesia oltremodo scadente. Ovviamente questo è soltanto il mio parere, ma anche Guccini mi sembra che dicesse che con le canzoni non si fa poesia (e nemmeno rivoluzioni).
H.F.

Anonimo ha detto...

Bravo Homo Faber! Sono curiosa di sentire che cosa ha da dire De André/Shakespeare/Croce/Campanile/anonimo o altre ed eventuali.
Viola

Anonimo ha detto...

Benedetto Croce voleva solo dire (raccomandare)di usare cautela nel definirsi poeti, basti ricordare che persino S.Quasimodo, a cui fu conferito il Nobel per la poesia, è considerato, dalla critica attuale, un insigne filologo con improbabile inclinazione all'arte poetica. In quanto a Nuanda, mi spiace dirlo, ma neanche quel caprone del Carduccione avrebbe mai concepito tale nefandezza.
In quanto a Homo Faber: ho citato solo una canzone, per confrontarne il contenuto col suo sonetto (e forse per insinuare il dubbio di plagio?), il resto delle citazioni l'ho già ricordato...
In quanto a Viola: non ho capito niente, di che stai parlando?

B.Croce,F.De Andrè,W.Sheakspeare.
(Ho usato solo queste firme)

Anonimo ha detto...

Non eri te che hai consigliato il libro di A. Campanile, oltre ad aver usato gli altri nomi?
Comunque, anche se usi questi personaggi di alto livello mi sembri un cafone
Viola

silviodulivo ha detto...

Dato che nessuno si è chiesto da dove venisse questo nome: (leggo da Wikipedia) Nuanda è lo spirito indiano della fertilità maschile. i capi indiani d'america si facevano dipingere il simbolo di nuanda, un fulmine rosso, sul petto per esprimere la propria fertilità.
Silvio
PS: che cos'è che non va in questa poesia? (per chi l'ha criticata) oppure: che cos'è che la rende poesia? (per chi l'ha apprezzata)

Anonimo ha detto...

Viola si è accesa come un fiammifero... il suo fegato potrebbe risentirne e questo sarebbe un momento di massima creatività, a meno che non l'abbia esaurita del tutto in quel "cafone".
Quanti poeti in meno avremmo, se avessimo più rispetto per il nostro fegato?

Con simpatia...

Homo Vulgaris

Stranistranieri ha detto...

La poesia di Nuanda è materia che ti gocciola addosso e quindi è poesia che si può toccare. E questo per me deve essere la poesia. Materia che non scivola. Entra.

Anonimo ha detto...

Lo spirito indiano della fertilità maschile? Io credevo fosse il nome di uno shampoo riflessante!

Un quesito: ma Nuanda è homo o donna?

Zizzania

silviodulivo ha detto...

Che sia uomo o che sia donna, che sia giovane o che sia vecchio, che cosa importa? Mi ha fatto piacere che sia entrato dentro qualcuno; oltre che a me, a stranistranieri, e non è poco.
Silvio

Anonimo ha detto...

...sembri Benedetto (che poi è una maledizione) XVI...

Anonimo ha detto...

Con tanto battibeccare ci siamo forse dimenticati del componimento (a parte Stranistranieri e Faby) che io chiamerei poesia anche se non tutti sono d'accordo. Propongo e sottopongo agli esimi frequentatori del blog un'interpretazione: a parer mio Nuanda è una donna e la poesia è una metafora della perdita della verginità. Che poi più che una perdita sarebbe un acquisto, ma ormai si chiama così.
H.F.

silviodulivo ha detto...

Warum?
Zilvio

silviodulivo ha detto...

Il mio perché in tedesco era per anonimo e la sua frase su Benedetto XVI.
Per Faby la poesia potrebbe avere a che fare con una violenza.
Io proprendo più per la tesi di HF, in particolare per quel "mi resta solo l'ultimo rantolo prima dell'addio".
Silvio

Stranistranieri ha detto...

io invece ho "visto" solo la difficoltà di mangiare ed essere mangiati, quando si ha/si è qualcosa di solido ma anche di liquido. E alla macchie che il mangiare produce.( e non c'è nessuna metafora di cannibalismo)

Anonimo ha detto...

A me sembra solo una bufala, la cosiddetta poesia, ragion per cui mi appaiono quanto meno esilaranti i tentativi di trarne delle metafore. Chissà se in giro c'è qualcuno che abbia colto e descritto il tormento di quell'uovo che qualche settimana fa ha colpito Berlusconi...la sua angoscia nel momento, tragico, dell'impatto sulla giacca del Cavaliere. Per gli amatori del genere consiglierei "Confessioni di un Pomodoro" di S.Marzano, edito da Cirio Editori Pelati

Homo Vulgaris

Stranistranieri ha detto...

Si, hai ragione, bisogna leggere tutti il libro di S. Marzano. Qui si danno un po' i numeri. (ma rimane fermo il mio giudizio sulla "poesia")

Anonimo ha detto...

Non vedo il S.Marzano, che tutti devono leggere, fra "I miei libri".
Silvio, ti mancano le basi.
H.F.

Anonimo ha detto...

Io vorrei mandare a lavorare tutti quelli che hanno scritto sulla melagrana, perché la melagrana è semplicemente questa agli occhi di una persona che ha ancora un minimo rispetto per le persone che producono qualcosa di positivo per la società...

Il frutto della Melagrana....l'avevo visto e anche mangiato.
Il frutto è autunnale se lo apri vedi una polpa gialla ed è molto ruvida.
Prima di aprire la Melagrana sulla buccia, vedi molti colori, cioè arancione, verde e rosso. Quando il frutto è verde è aspro e non è da mangiare; quando è rosso o arancione vuole dire che è maturo. Dentro ci sono i chicchi un pò bianchi e rosa, ma anche rossi.
Ora parliamo delle foglie. Si vedono le venature da tutte e due le parti, ma meglio dalla parte inferiore, meno dalla parte superiore. Il bordo della foglia è a forma arrotondata, il picciolo dalla parte inferiore è un pò rosa e dall'altra è del tutto bianco. Se la tocco sento che è molto ruvida.
Ho assaggiato il frutto e mi è sembrato molto buono, sapeva un pò di mora e un pò di fragola.
....e stranamente non ho sentito nessun rumore.

silviodulivo ha detto...

Anche l'otium vuole la sua parte, non si vive di solo lavoro (e per lavoro non si può intendere solo il lavoro dei campi o il lavoro manuale come sembra lasciar intendere l'abilissimo descrittore della melagrana)
Silvio

Anonimo ha detto...

L'ultimo commento di quello che ci voleva mandare tutti a lavorare è stato scritto da un bambino di dieci anni o da una ricoverato di S. Salvi?