Appunti da D. Lippi, San Salvi, Storia di un manicomio.
Nell’archivio di San Salvi e nell'Archivio Storico della Provincia non ci sono né l’intero progetto della costruzione del manicomio né il piano dei lavori.
Il manicomio viene progettato da Roster sotto le direttive di un medico, Tamburini, che fu sempre impegnato nella discussione legata alla struttura dello spazio manicomiale nella sua funzione terapeutica. Il malato doveva essere inserito in una struttura artificiale, organizzata su principi scientifici che rispondessero a certe concezioni terapeutiche. Ogni elemento al suo interno doveva corrispondere a queste finalità e non poteva essere lasciato al caso. Assumevano valore terapeutico sia l’arredamento sia la struttura edilizia, sia l’organizzazione degli spazi e la distribuzione delle attività in una visione che sembra voler contrapporre alla malattia mentale, intesa come “disordine delle passioni”, l’ordine ed il rigore. Il manicomio si poneva in una prospettiva duplice proponendosi da una parte come strumento di cura, dall’altra come mezzo di difesa e tutela della società.
La pianta riprodotta sopra è quella del1891, anno dell'inaugurazione.
In quel periodo aveva riscosso grande successo l’Ospedale San Lazzaro di Reggio Emilia, costruito con la struttura a villaggio, che permetteva di lasciare ai degenti un minimo di libertà, riproducendo nel microcosmo del manicomio la realtà esterna. Scarso seguito ebbero invece le tecniche terapeutiche dell’open door e del no-restraint che Tamburini aveva sperimentato (ne palerò in seguito).
Furono costruiti: 2 padiglioni per i Tranquilli, 2 per i Semitranquilli, 2 per i Sudici ed Epilettici, 1 per gli Agitati e i Furiosi, 1 per gli Infermi e i Paralitici (dove lavoro io). Ogni padiglione era circondato da piazzali e passeggi; una rete di gallerie e logge collegava i padiglioni. Al di sopra, una serie di terrazze correva sopra le gallerie. Le gallerie sotterranee praticabili, collegate tra loro, fungevano da contenitori per le diramazioni dei condotti del vapore e dell’acqua potabile.
Nel 1924 lo stabilimento di San Salvi prende il nome di Ospedale Psichiatrico Vincenzo Chiarugi. Vengono eseguiti lavori di ampliamento (il nuovo padiglione per alienati tubercolotici e il cinema). Il Reparto Minori, del '42, che fino ad allora non aveva usufruito di personale specializzato, ebbe l’appoggio di una maestra ortofrenica. Viene riaperta
6 commenti:
..non si vedono bene le ultime due piantine..
Homo Cinicus
Credo di non poterci fare nulla. Puoi resistere anche senza, credo.
Silvio
Cosa intendevano per sudici? Immagino siano i cosidetti 'devianti' dal punto di vista sessuale.
Florentina
Credo di no, forse intendevano proprio chenon si lavavano, che non riuscivano a mantenersi puliti.
Silvio
..visto che non si vedono bene, potresti descriverci le due piantine finali?
Homo Cinicus
Nel '60 i reparti erano numerati (1° 2° 3°... maschile, 1° 2° femminile..) e non più divisi per malattie. Quello dove lavoro io era il 3° maschile. In più rispetto al 1891 ci sono il cinema, altri reparti, il padiglione medico-psciopedagogico. Nel '95 sono scomparsi i reparti e sono arrivati, perlopiù, gli uffici usl.
Silvio
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